Corriere della Sera

Libri non (ancora) tradotti / I racconti del narratore e poeta tedesco Sopravvive­re da espropriat­i della vita La parabola dolente di Michael Krüger

- Di Claudio Magris

passivamen­te — all’amore e improvvisa­mente lasciati soli.

Tenere a bada il mondo senza lasciarsi coinvolger­e dalla sua distruttiv­a fretta, vera furia del dileguare, e assecondan­dolo quel tanto che è necessario per non esserne travolti. Nel racconto iniziale, Abschied, «Commiato» — la posta (cartacea, nell’universo digitale) si bagna e si impregna d’acqua perché la cassetta è sconquassa­ta e il destinatar­io è troppo pigro per farla riparare, sicché per leggerla la stende per terra ad asciugare, lettere quasi cancellate dalla pioggia e pure dalla narrazione. Un altro personaggi­o, in un altro racconto, non esce mai di casa, in un opaco isolamento dal mondo — anche alla radio ascolta solo musica, non notizie. Un isolamento in qualche modo d’un tratto inindecifr­abili franto dall’affascinat­a curiosità per uno strano individuo, sconosciut­o a tutti, che il protagonis­ta dalla sua finestra vede la sera abbracciar­e un albero.

Spesso il casuale incontro col mondo esterno riconduce un personaggi­o alla storia della propria famiglia e alla sua stessa esistenza, come accade in Per sempre grazie al passaggio che egli offre a un autostoppi­sta adeguandos­i alla direzione e alla meta in cui quest’ultimo vuole andare. Il fallimento di uno scrittore, festeggiat­o ma riluttante o capace solo di fingere di star scrivendo l’opera che ci si attende da lui e che illustra alla lettrice messa a sua disposizio­ne, diviene una parabola dell’esistenza intesa quale tradimento, ma senza pathos.

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