Libri non (ancora) tradotti / I racconti del narratore e poeta tedesco Sopravvivere da espropriati della vita La parabola dolente di Michael Krüger
passivamente — all’amore e improvvisamente lasciati soli.
Tenere a bada il mondo senza lasciarsi coinvolgere dalla sua distruttiva fretta, vera furia del dileguare, e assecondandolo quel tanto che è necessario per non esserne travolti. Nel racconto iniziale, Abschied, «Commiato» — la posta (cartacea, nell’universo digitale) si bagna e si impregna d’acqua perché la cassetta è sconquassata e il destinatario è troppo pigro per farla riparare, sicché per leggerla la stende per terra ad asciugare, lettere quasi cancellate dalla pioggia e pure dalla narrazione. Un altro personaggio, in un altro racconto, non esce mai di casa, in un opaco isolamento dal mondo — anche alla radio ascolta solo musica, non notizie. Un isolamento in qualche modo d’un tratto inindecifrabili franto dall’affascinata curiosità per uno strano individuo, sconosciuto a tutti, che il protagonista dalla sua finestra vede la sera abbracciare un albero.
Spesso il casuale incontro col mondo esterno riconduce un personaggio alla storia della propria famiglia e alla sua stessa esistenza, come accade in Per sempre grazie al passaggio che egli offre a un autostoppista adeguandosi alla direzione e alla meta in cui quest’ultimo vuole andare. Il fallimento di uno scrittore, festeggiato ma riluttante o capace solo di fingere di star scrivendo l’opera che ci si attende da lui e che illustra alla lettrice messa a sua disposizione, diviene una parabola dell’esistenza intesa quale tradimento, ma senza pathos.
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