L’autore
Michael Krüger (Wittgendorf, 1943) è cresciuto a Berlino e risiede a Monaco. Ha diretto dal 1968 al 2013 la casa editrice Hanser e la rivista «Akzente». Attualmente è presidente della Bayerische Akademie der Schönen Künste a Monaco di Baviera
Il suo utimo libro si intitola Der Gott hinter dem Fenster (Haymon, pagine 221, € 19,90). Fra le sue opere tradotte in Italia ricordiamo Il ritorno di Himmelfarb (Frassinelli, 1995), La violoncellista (Einaudi, 2002), l’antologia lirica Di notte tra gli alberi (Donzelli, 2002), La commedia torinese (Einaudi, 2007). L’anno scorso sono uscite le poesie di Spostare l’ora a cura di Anna Maria Carpi (Mondadori). Nella foto grande: Karin Kneffel, Senza titolo, 2010
Più di un romanzo o racconto di Michael Krüger s’intitola con una domanda — Perché Pechino, Come mai io. Domande non sempre seguite da un punto interrogativo e che dunque non attendono né chiedono risposte ma restano sospese, congelate nel cristallino e indecifrabile silenzio delle cose. La storia forse si muove, ma l’io resta fermo, come in una bellissima poesia in cui l’io lirico, lasciato indietro, ne vede solo le luci posteriori che si allontanano.
Un uomo ricco di calda vita, di amicizia, di generosa affettività e di intelligenza affascinata dalle cose nasconde in sé, come una matrioska, un narratore e un poeta inafferrabile, anarchico e riluttante, che per sopravvivere si adatta alle mutazioni del mondo e dell’uomo ma con un’insondabile riserva. Chi scrive quei romanzi — Perché Pechino, Il ritorno di Himmelfarb, La violoncellista e quelle poesie ( Il dronte, Voci, Zoo, Dietro il confine, Di notte tra gli alberi, Previsione del tempo) per citare solo alcune opere? Il loro autore e il protagonista che ha profondamente segnato la vita intellettuale ed editoriale tedesca o uno sconosciuto e abusivo clandestino?
Anche nell’ultimo, splendido libro di racconti — Der Gott hinter dem Fenster, «Il Dio dietro la finestra» — il finale rimane spesso in sospeso, in una chiusura improvvisa. I protagonisti dei diversi racconti sono contrassegnati dall’insicurezza e dal disorientamento; personaggi parzialmente autoesclusi dal mondo, affidati — per lo più I protagonisti sono contrassegnati dall’insicurezza e dal disorientamento
L’unica difesa al gorgo dell’irrealtà sembra allora un ottundimento, un calo di tono