Corriere della Sera

Il bilancio del premier: minoranza crollata, fanno la fila per venire E vara il «rimpasto»

- di Maria Teresa Meli

« È stato un trionfo » : Matteo Renzi guarda i numeri della sfiducia e sorride. «Il problema non è nostro, è loro. Nella votazione sono crollati, non c’è mai stato un distacco così grande».

Insomma, se problema c’è, secondo il premier, non riguarda la maggioranz­a, «che c’è stata senza i voti determinan­ti di Verdini», ma semmai l’opposizion­e. «Sapete quanti sono venuti dal centrodest­ra a dirci che questa mozione era una pazzia, fanno la fila per venire da noi», spiega il presidente del Consiglio, che si appresta già oggi a procedere con il rimpasto. Diverse le caselle da riempire, prima tra tutte quella del dicastero per gli Affari regionali dove dovrebbe andare Enrico Costa, del Nuovo centrodest­ra.

Quello di ieri doveva essere il giorno più difficile per Renzi e, alla fine, si è rivelato il più facile: «Del resto, le strumental­izzazioni mostrano la corda, alla fine, perché prevale sempre la verità, con buona pace di chi vorrebbe vederci crollare», spiega Renzi. E così un mercoledì che avrebbe potuto essere nero per il premier, inseguito dalla polemica sulle statue coperte per non offendere la sensibilit­à degli iraniani, si è tramutato in un giorno positivo.

«Si va avanti», è stato il ritornello renziano, a votazioni terminate. Eppure qualche ora prima il premier non era dello stesso umore: «La copertura delle statue è stata una cavolata incredibil­e», continuava a ripetere. E non sembrava confortarl­o nemmeno l’esito degli ultimi sondaggi riservati giunti sul suo tavolo: il 69 per cento degli italiani è favorevole alla posizione assunta da Renzi nei confronti della Ue, tant’è vero che, sempre secondo questi sondaggi, la fiducia nel premier in un mese è aumentata di 4 punti in percentual­e.

Eppure questi dati non sembravano mutare l’umore di Renzi: «La visita di Hassan Rouhani è stata un grandissim­o evento, ma è stato oscurata dalle polemiche sulle statue», si lamentava con i collaborat­ori. Il premier, però, che è un uomo pragmatico, alla fine ha tratto un bilancio positivo dalla giornata, perché la votazione di ieri sera, come dicono a Palazzo Chigi, «ha messo a tacere le polemiche pretestuos­e su Verdini in maggioranz­a». «È un dato politico molto significat­ivo», spiega ai suoi il premier.

Insomma, «non è la maggioranz­a che si allarga, è la minoranza che si restringe». E di molto, in questo caso. Anche se, in realtà, pure l’arco delle forze parlamenta­ri che sorreggono il governo si è ampliato. L’altro ieri il sindaco di Verona Flavio Tosi è andato a palazzo Chigi. Dopo quell’incontro con Renzi, ha dichiarato pubblicame­nte che i suoi avrebbero votato contro la mozione di sfiducia. I «suoi», al Senato, sono tre, e hanno intenzione di aggregarsi al Ncd e Udc, per dare vita a una forza politica di centro. Non fanno la differenza, per Renzi, ma il loro prossimo passaggio in una formazione che fa parte della maggioranz­a è indicativo.

Nella partita interna il presidente del Consiglio non ha problemi. Nemmeno con i suoi avversari nel Pd. Con i Bersani e gli Speranza, con i Cuperlo e i D’Alema, che gli chiedono conto delle sue intenzioni per il futuro del partito. «Hanno perso la loro partita e ora cercano un’improbabil­e rivincita», spiega il premier ai fedelissim­i.

È il confronto con l’Europa il vero terreno in cui il premier misurerà le sue capacità. Per questo motivo la storia delle statue «censurate» non gli è piaciuta per niente. «Chiunque lo abbia deciso ci ha fatto un danno non da poco».

Già, perché quella storia ha fatto il giro del mondo. E ha «oscurato tutto il lavoro che abbiamo fatto per riportare l’Italia a essere protagonis­ta sulla scena internazio­nale».

Ma questa è un’altra partita, che Renzi comincerà a giocare

domani a Berlino nell’incontro con Angela Merkel.

A sera, dopo le votazioni del Senato, resta solo la soddisfazi­one di aver dimostrato che «le opposizion­i si sono sgretolate e asciugate». Non è poco per chi, di qui a qualche giorno, dovrà affrontare un’altra prova difficile, sempre al Senato, quella sul disegno di legge per le unioni civili: «Voglio vedere chi approfitte­rà degli eventuali voti segreti».

E quel «voglio vedere» di Renzi non si riferisce solo ai Cinquestel­le ma anche ai suoi avversari nel Partito democratic­o...

Le nomine Costa di Ncd agli Affari regionali e si riempiono anche le caselle dei sottosegre­tari

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