Il confronto
La senatrice Monica Cirinnà (Pd), prima firmataria del ddl sulle unioni civili, discute, ieri in Senato, con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (Ap) che ha annunciato la sua presenza al Family Day di sabato prossimo. Cirinnà illustra la sua posizione e si aiuta con un foglietto in cui sottolinea i riferimenti costituzionali in tema di matrimonio e famiglia Cei.
Sabato scorso, il 23 gennaio, erano scesi in piazza, in 98 piazze d’Italia, i sostenitori della legge sulle unioni civili. Piazze rumorose, sulle quali ieri è voluta intervenire la presidente della Camera Laura Boldrini, accusata di non essere un arbitro imparziale su questa legge. «Non sono assolutamente contraria a nessuna piazza», ha detto la presidente della Camera. E ha aggiunto: «Le manifestazioni, se democratiche e civili, sono segnali positivi. Ben venga quindi il Family Day».
Intanto all’interno del Pd continua frenetico il tentativo di mediazione sulla stepchild adoption, ovvero la possibilità di adottare il figlio biologico del partner. È contenuta nell’articolo 5 della legge Cirinnà, ma alcuni senatori cattolici si sono resi conto che è implicitamente contenuta anche nell’articolo 3 della stessa legge, lì dove si parla di estendere alle unioni civili i contratti del matrimonio. Per questo Stefano Collina, cattolico del Pd, ha presentato un emendamento all’articolo 3 che, di fatto, abolirebbe in toto la stepchild. In Senato si sta ancora valutando la costituzionalità di questo emendamento, ma i senatori cattolici, una trentina, sono pronti a chiedere il voto segreto anche sull’articolo 3 e non solo sull’articolo 5. I trenta senatori del Pd sono quelli che hanno firmato e presentato l’emendamento che trasforma la stepchild in un affido rafforzato fino al compimento della maggiore età del figlio ed è su questo punto che è ancora in piedi la mediazione: un pre-affido di due anni, contenuto in un emendamento firmato da Andrea Marcucci e Giorgio Pagliari.
Altro emendamento spinoso dei democratici è quello che estende il reato dell’«utero in affitto» anche all’estero. Pure in questo caso ci sono dubbi di costituzionalità, soprattutto perché mettere questo divieto nella legge sulle unioni civili omosessuali sarebbe discriminante, visto che la pratica del cosiddetto utero in affitto è ben più diffusa tra le coppie eterosessuali. In ogni caso la maggioranza è orientata a trasformare questo emendamento in un ordine del giorno.