Carabiniere assassinato per vendetta Carrara, gli ha sparato il padre di due ragazzi condannati per droga. «Gli volevo dare una lezione»
Gliel’aveva giurata a quel carabiniere. «Ha rovinato i miei figli, ha distrutto la mia famiglia», raccontava nei bar di Marina di Carrara l’ex postino Roberto Vignozzi, 72 anni, incensurato, padre taciturno, uomo vendicativo. La colpa di «quel carabiniere», il maresciallo Antonio Taibi, 47 anni, originario di Palermo, era stata quella di aver compiuto il suo dovere da servitore dello Stato. Otto anni fa aveva arrestato per droga Alessandro e Riccardo Vignozzi, 26 e 31 anni, i figli di Roberto. Ieri mattina, alle 7.30, l’ex postino ha premuto il campanello di casa del maresciallo, in via Monterosso, centro di Carrara. E per attirarlo nella trappola ha usato il più vile dei sotterfugi.
«Sono un professore di suo figlio, ho bisogno urgentemente di parlarle, dovrebbe scendere». Il maresciallo Taibi non ha avuto un attimo di esitazione, preoccupato è sceso dalle scale a passo svelto, dal terzo al pian terreno, e si è trovato di fronte il killer. Vignozzi ha estratto la pistola (regolarmente detenuta) e con un solo colpo sparato a bruciapelo al cuore ha fulminato il militare, padre di due figli, Carlo di 17 anni e Gianni di 15. Poi è scappato e dopo un’ora si è costituito.
Alessandro, uno dei figli dell’assassino, martedì sul profilo Facebook aveva scritto una frase delirante in un italiano sgrammaticato che gli investigatori e il procuratore Aldo Giubilaro cercano di decifrare: «Ora ci facciamo due rise... vediamo chi e il zoppo che li piace zoppicare con l’infame...». Un avvertimento? Un’anticipazione criptata del delitto che sarebbe accaduto il giorno dopo? Ieri pomeriggio i carabinieri hanno ascoltato al lungo Alessandro e lo riascolteranno oggi.
I due figli del killer martedì erano stati condannati per direttissima a 1 anno e 8 mesi di carcere (da scontare ai domiciliari) per un’altra storia legata alla droga. Una vicenda nella quale nessun ruolo aveva avuto il maresciallo Taibi ma che, secondo gli investigatori, ha spinto l’ex postino «a difendere i figli» (come ha dichiarato dopo l’arresto) e a «dare una lezione a quel carabiniere». Lucido, mai una parola di pietà verso la vittima, solo un momento ha avuto un attimo di smarrimento durante il primo interrogatorio. «Non volevo ucciderlo, solo spaventarlo, si è spenta la luce e ho sparato», si è difeso cercando un’impossibile attenuante. È accusato di omicidio premeditato: rischia l’ergastolo. In procura si tenta di capire se quel piano criminale lo abbia pensato da solo o se ci sia qualcun altro che l’ha istigato. Il secondo figlio dell’ex postino, Riccardo, un paio di anni fa aveva messo a segno quattordici furti nelle scuole travestito da Diabolik, da sempre il suo eroe dei fumetti. «Volevo festeggiare il suo cinquantesimo compleanno», aveva raccontato alla polizia.
Il maresciallo Antonio Taibi,
L’assassino a casa
L’ex postino ha suonato il campanello: «Sono il prof di suo figlio, le devo parlare»
sposato con la signora Maria Vittoria, era arrivato in Toscana più di vent’anni fa. «Era sempre pronto ad aiutare la gente — ricorda il parroco Raffaello Piagentini —. Ero stato io a celebrare il suo matrimonio nel giugno del 1998, io ho battezzato i suoi figli. Domenica erano venuti a trovarlo gli anziani genitori». A rendere omaggio a Taibi e a confortare i familiari è arrivato anche il comandante dell’Arma, il generale Tullio Del Sette. Il presidente Sergio Mattarella ha espresso profondo cordoglio per la morte del maresciallo.