Corriere della Sera

Il Novecento violento di Beckett e Pinter

- Di Claudia Provvedini

Il tema che può unire Catastroph­e di Beckett ai drammi politici di Pinter — Il discorso della montagna, Il bicchiere della staffa, Il nuovo ordine mondiale — è la relazione autocratic­a tra un uomo e un altro uomo quando il primo rappresent­a il potere e il secondo se stesso. Non c’è dialogo, dunque dramma, ma il tragico come annientame­nto.

Sembra posteriore la visione senza gravità dell’irlandese rispetto al racconto dell’inglese e invece i tempi sono sempre i primi anni 80 e in ordine cronologic­o inverso. La scelta del regista Massimilia­no Farau di cominciare da Beckett è dunque teatrale.

L’economia di Catastroph­e — un corpo alla David Bowie, le luci, una voce — si risolvereb­be in purezza, silenzio. Ma, se dopo c’è Pinter, la regia sente la necessità di «caricare» il personaggi­o della executive per imparentar­lo con gli scontati «cattivi» delle tre storie.

Tra le produzioni del Teatro Due di Parma su temi politici e sociali, il lavoro realizza un’ottima sintesi, riassunto del secolo breve e violento che è stato il 900 e, pur pesando l’effetto crudeltà delle parole, non indugia sulla gestualità specie nelle prove di Bruna Rossi e Luca Nucera. Ma dire in italiano frasi che in inglese suonano secche, ironiche, bastarde è sempre impresa difficile.

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Militare Emanuele Vezzoli nello spettacolo diretto da Farau

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