Il Novecento violento di Beckett e Pinter
Il tema che può unire Catastrophe di Beckett ai drammi politici di Pinter — Il discorso della montagna, Il bicchiere della staffa, Il nuovo ordine mondiale — è la relazione autocratica tra un uomo e un altro uomo quando il primo rappresenta il potere e il secondo se stesso. Non c’è dialogo, dunque dramma, ma il tragico come annientamento.
Sembra posteriore la visione senza gravità dell’irlandese rispetto al racconto dell’inglese e invece i tempi sono sempre i primi anni 80 e in ordine cronologico inverso. La scelta del regista Massimiliano Farau di cominciare da Beckett è dunque teatrale.
L’economia di Catastrophe — un corpo alla David Bowie, le luci, una voce — si risolverebbe in purezza, silenzio. Ma, se dopo c’è Pinter, la regia sente la necessità di «caricare» il personaggio della executive per imparentarlo con gli scontati «cattivi» delle tre storie.
Tra le produzioni del Teatro Due di Parma su temi politici e sociali, il lavoro realizza un’ottima sintesi, riassunto del secolo breve e violento che è stato il 900 e, pur pesando l’effetto crudeltà delle parole, non indugia sulla gestualità specie nelle prove di Bruna Rossi e Luca Nucera. Ma dire in italiano frasi che in inglese suonano secche, ironiche, bastarde è sempre impresa difficile.