Corriere della Sera

Tanti punti comuni Il vero «avversario» di Henrik è il gigante

- Di Mario Cotelli

IngemarSte­nmark ed Henrik Kristoffes­sen, due epoche diverse, due filosofie dello sci diverse. Ingemar ha dominato, negli anni 70 e 80, l’era dello sci lungo (2.05 m) e del palo fisso da aggirare in agilità, su tracciati più stretti degli attuali e a velocità limitata. Henrik vince su percorsi con porte più distanti, quindi più filanti e veloci, tracciati con palo da abbattere. Poi usa sci corti, da 1.65, che aiutano a ridurre la linea di curva. Ma la tecnica di base è sempre la stessa in quanto le leggi della fisica e della biomeccani­ca che governano i gesti motori sono immutabili nel tempo. Entrambi molto coordinati, con baricentro sempre centrale distribuit­o su tutta la lunghezza dello sci, entrambi esplosivi, entrambi fortissimi in acrobazia, entrambi senza il potenziame­nto muscolare oggi necessario per affrontare anche il gigante. Questa specialità, ai tempi di Stenmark, prevedeva porte strette e velocità ridotte (40-45 orari) ed era molto più vicina allo slalom: Ingemar, dunque, non aveva bisogno di una preparazio­ne ad hoc. Oggi, invece, il gigante ha velocità da 65-70 orari: le porte sono più larghe e distanti e devono essere affrontate con masse muscolari più potenti per vincere la forza centripeta. Così Hirscher per trionfare in gigante ha perso smalto in slalom. Kristoffer­sen rischia che un potenziame­nto pro-gigante limiti il suo punto di forza tra i paletti: l’agilità e la rapidità.

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