Tanti punti comuni Il vero «avversario» di Henrik è il gigante
IngemarStenmark ed Henrik Kristoffessen, due epoche diverse, due filosofie dello sci diverse. Ingemar ha dominato, negli anni 70 e 80, l’era dello sci lungo (2.05 m) e del palo fisso da aggirare in agilità, su tracciati più stretti degli attuali e a velocità limitata. Henrik vince su percorsi con porte più distanti, quindi più filanti e veloci, tracciati con palo da abbattere. Poi usa sci corti, da 1.65, che aiutano a ridurre la linea di curva. Ma la tecnica di base è sempre la stessa in quanto le leggi della fisica e della biomeccanica che governano i gesti motori sono immutabili nel tempo. Entrambi molto coordinati, con baricentro sempre centrale distribuito su tutta la lunghezza dello sci, entrambi esplosivi, entrambi fortissimi in acrobazia, entrambi senza il potenziamento muscolare oggi necessario per affrontare anche il gigante. Questa specialità, ai tempi di Stenmark, prevedeva porte strette e velocità ridotte (40-45 orari) ed era molto più vicina allo slalom: Ingemar, dunque, non aveva bisogno di una preparazione ad hoc. Oggi, invece, il gigante ha velocità da 65-70 orari: le porte sono più larghe e distanti e devono essere affrontate con masse muscolari più potenti per vincere la forza centripeta. Così Hirscher per trionfare in gigante ha perso smalto in slalom. Kristoffersen rischia che un potenziamento pro-gigante limiti il suo punto di forza tra i paletti: l’agilità e la rapidità.