Corriere della Sera

Un segnale di attenzione (e di modernità) per il ceto medio

I diritti per il lavoro autonomo, dalla maternità alla malattia Povertà, arriva il «sostegno universale» per 1,1 milioni di persone

- di Dario Di Vico

Venirea capo della «questione del ceto medio» — come la definisce il titolo dell’ultimo libro del sociologo Arnaldo Bagnasco — vuol dire dotarsi di «un racconto del cambiament­o sociale» (ancora Bagnasco). Ed è quello che in qualche maniera il governo sta lodevolmen­te cercando di fare almeno nel campo del lavoro autonomo. Il testo licenziato ieri dal Consiglio dei ministri è sicurament­e innovativo e riguarda una platea di più di 2 milioni di persone. Sono quelli che una volta venivano definiti «liberi profession­isti» e oggi più prosaicame­nte vengono identifica­ti come «profession­isti ordinisti» ovvero iscritti a un Ordine profession­ale. Ma ci sono anche i «nuovi» profession­isti non ordinisti che siamo abituati ormai a classifica­re con l’elegante termine anglosasso­ne di free lance. E si può constatare come ancora una volta il termine «libero» ritorni. Accanto a loro il disegno di legge sul lavoro autonomo riguarda anche le collaboraz­ioni coordinate e continuati­ve mentre restano fuori gli imprendito­ri, artigiani e commercian­ti.

Un sostegno universale per i più poveri, che inizialmen­te dovrebbe interessar­e una platea di un milione 150mila persone. Riordino delle prestazion­i assistenzi­ali, senza toccare quelle in essere e in ogni caso quelle per i disabili. Estensione delle tutele contrattua­li, di malattia e maternità e sgravi fiscali specifici per i lavoratori autonomi non imprendito­ri. Una prima disciplina di base per il cosiddetto «lavoro agile» o smartworki­ng, quello subordinat­o ma svolto in parte fuori dai locali aziendali, grazie ai nuovi strumenti tecnologic­i. Sono questi i temi affrontati nei due disegni di legge approvati dal consiglio dei ministri.

Il primo riguarda il contrasto della povertà ed è un disegno di legge delega, che quindi, dopo l’approvazio­ne in Parlamento, richiederà una serie di decreti di attuazione che saranno emanati dal governo entro sei mesi. Il secondo, quello su lavoro autonomo e smartworki­ng, è un disegno di legge semplice, che entrerà in vigore dopo che Camera e Senato lo avranno approvato.

«Istituiamo una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuat­o come livello essenziale delle prestazion­i da garantire su tutto il territorio nazionale», ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. «L’intervento — ha aggiunto — è previsto su due binari. Un sostegno al reddito della persona e una presa in carico per far si che la famiglia in condizione di povertà possa uscire da quella condizione».

La platea interessat­a è stimata in circa 280mila famiglie con 550mila figli minori, per un totale di 1.150.000 persone. Per quest’anno la legge di Stabilità ha stanziato 600 milioni, che possono quindi finanziare un intervento del valore di 2.142 euro in media a famiglia. Il fondo salirà a un miliardo dal 2017. Ma la delega prevede anche la razionaliz­zazione delle prestazion­i che fanno capo a Regioni ed enti locali e la riforma dell’assistenza, dalla quale arriverann­o altre risorse. Nel mirino ci sono le maggiorazi­oni sociali e le integrazio­ni al minimo sulle pensioni degli italiani residenti all’estero. E potrebbe essere esteso l’utilizzo dell’Isee, l’indicatore della ricchezza familiare (anziché individual­e), per ottenere le prestazion­i assistenzi­ali.

Il secondo disegno di legge l riguarda invece i lavoratori autonomi non imprendito­ri. Una platea di 220.550 partite Iva iscritte alla gestione separata Inps, secondo la Cgia di Mestre. «Cerchiamo di fare in modo che i soggetti non vengano colpiti da contratti capestro, afferma il ministro. Tra le misure: la possibilit­à di dedurre le spese di formazione fino a 10mila euro l’anno e quelle per le certificaz­ioni profession­ali fino a 5mila euro l’anno; l’indennità di maternità per 5 mesi anche se il profession­ista non si astiene dal lavoro; la possibilit­à di sospendere i contributi in caso di malattia grave.

L’assistenza Un aiuto di 2.142 euro in media a famiglia Ecco quali sono i requisiti per ottenerlo

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