Tonfo delle banche, Milano giù del 3,49%
Il nodo delle sofferenze e i conti sull’accordo con Bruxelles. Fitch: misura con effetti limitati
Le banche affondano ancora in Piazza Affari e trascinano giù l’intero listino di Milano, che durante la giornata arriva a perdere fino al 4,2%. Questa volta più del petrolio pesa la delusione sulla bad bank made in Italy, il meccanismo concordato con l’Unione Europea per aiutare gli istituti di credito a liberarsi dalle sofferenze, cioè i crediti incagliati.
La disponibilità della Russia a partecipare a un tavolo con l’Opec per tagliare la produzione di greggio, indiscrezioni che fanno risalire immediatamente le quotazioni del petrolio oltre i 34 dollari al barile, producono poco sollievo, né giova l’apertura positiva di Wall Street. Piazza Affari chiude la seduta in calo del 3,49% e ancora una volta è la Borsa peggiore in Europa. Ma cade anche Francoforte (-2,44%), mentre Parigi (-1,33%) e Londra (-0,98%) contengono le perdite. Oltreoceano è un’altra storia e a New York il Dow Jones chiude in rialzo dello 0,78%.
Che cosa sta succedendo sul mercato italiano? La soluzione di bad bank leggera, che prevede una costosa garanzia pubblica per eliminare il sospetto
L’andamento di Milano di aiuti di Stato, potrebbe non risolvere il problema delle sofferenze bancarie. E’ la versione a cui credono gli operatori sul mercato, rafforzata anche dal giudizio di Fitch. Secondo l’agenzia di rating «la capacità del meccanismo di migliorare in modo significativo la qualità degli asset del settore bancario italiano è limitata». Perciò le banche italiane sono di nuovo sotto pressione: Bpm (-9,8%), Mps - 7,88%, Mediobanca -5,01%, Carige -4,99%, Ubi a -5,85%, Banco Popolare -5,80%, Bpm -9,81%, Intesa Sanpaolo -5,06%, Unicredit -6,48%, Bper -7,52%. Ma pagano pegno anche Fca (-7,1%), Telecom Italia (-5,97) ed Exor (-4,87%).
È solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno reso più incerta e fragile la solidità del sistema bancario italiano, almeno nella percezione dei trader, soprattutto all’estero. Il salvataggio per decreto delle quattro banche sotto amministrazione controllata (Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara), con l’azzeramento dei bond subordinati, oltre a scatenare le ire dei risparmiatori, ha convinto gli operatori di un possibile ridimensionamento del mercato dei titoli subordinati, un’importante fonte di finanziamento per le banche. Poi sono entrate in vigore, a gennaio, le nuove regole europee sul bail-in, di cui la stessa Banca d’italia teme le conseguenze e chiede una revisione.
@16febbraio
Perché i mercati vendono ancora Il rebus delle garanzie di Stato