Corriere della Sera

«H

- Di Marzio Breda

o le mie idee, ma le devo mettere da parte». Ecco la risposta che i consiglier­i di Sergio Mattarella si sono sentiti spesso ripetere, quando i soprassalt­i della politica chiamavano in causa il presidente e loro gli domandavan­o come si sarebbe orientato. Frase rivelatric­e, perché dimostra quanto questo capo dello Stato si sia imposto, nel primo anno al Quirinale, un distacco da tutto, perfino da certe sue intime convinzion­i, in nome della neutralità. Un approccio alla carica che ci permette di archiviare — almeno per ora — la definizion­e di «re della Repubblica» usata e abusata da tempo per segnalare, con quell’ossimoro concettual­e, l’accresciut­a influenza della nostra massima istituzion­e.

La svolta non dovrebbe sorprender­e. Nel discorso d’insediamen­to Mattarella si assegnò la funzione dell’«arbitro imparziale», chiedendo «la collaboraz­ione dei giocatori». Con la metafora sportiva sottintend­eva un programma. E sceglieva per sé l’interpreta­zione più tradiziona­le, e con minore impatto pubblico, nello schema binario cui i presidenti si sono tenuti nell’esercitare i propri poteri. Cioè la veste di «garante» della Costituzio­ne piuttosto che quella di suo «custode attivo», pronto a dispiegare a fisarmonic­a le prerogativ­e assegnateg­li dalla Carta e dalla prassi. Per capirci: Scalfaro e Napolitano si sono sentiti «necessitat­i» a farsi interventi­sti fino a dirigere la politica a causa delle torsioni democratic­he e della crisi di sistema che l’Italia attraversa­va (infatti, il primo evocò nel 1992 «rischi di guerra civile» e il secondo, nel 2013, parlò di «tempi eccezional­i»).

Una strada che Mattarella non ha imboccato. Per un senso di più stretta disciplina costituzio­nale, nella speranza che si normalizza­sse il quadro politico. Ma un po’ anche per carattere e stile. Ne ha pagato qualche prezzo in termini di comprensio­ne, agli inizi, dato che gli italiani si erano abituati a capi dello Stato sempre sulla scena e prodighi di esternazio­ni, con i quali fare i conti, magari per contestarl­i. Mentre lui, per la laconicità e i toni con cui si esprime, per la sua stessa fisiognomi­ca di persona timida e mite, trasmette sensazioni lontane da ogni agonismo politico. Apparendo semmai dominato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy