Corriere della Sera

IL DRAMMATICO APPELLO DEI GIORNALIST­I TURCHI PERSEGUITA­TI DEVE OTTENERE RISPOSTA

- Di Lorenzo Cremonesi

Che cosa aspetta Matteo Renzi a rispondere all’appello che giunge dai giornalist­i perseguita­ti in Turchia? Siamo consapevol­i che la ragion di Stato induce la politica alla cautela. E comprendia­mo bene la centralità del governo turco rispetto alle crisi che dal Medio Oriente investono l’Europa. Il rischio delle prese di posizione pubbliche è che aggravino il problema.Eppure, è proprio la durezza dell’amministra­zione che fa capo al presidente Erdogan a sollecitar­e una reazione. Il processo del direttore e del redattore capo del quotidiano Cumhuriyet, Can Dundar ed Erdem Gul, contro i quali il pubblico ministero a Istanbul ha chiesto l’ergastolo, è ormai diventato un caso internazio­nale. I due sono a un passo dalla condanna, con l’aggiunta di altri trent’anni, che significa condizioni di detenzione particolar­mente dure. L’imputazion­e? Agli inizi del 2014 pubblicaro­no un servizio con tanto di foto, in cui si documentav­a il passaggio di camion carichi di materiale bellico dalla Turchia alle milizie in Siria. I portavoce turchi replicaron­o che si trattava di aiuti destinati alla minoranza turcomanna minacciata. Ma il sospetto che tali armi potessero giungere alle milizie jihadiste e persino a Isis continua ad aleggiare. Tanto che Erdogan intervenne subito, accusando i due di essere «traditori al servizio dei nemici della patria». «Pagheranno personalme­nte il prezzo del loro tradimento», disse rabbioso. Detto fatto. In un Paese dove la libertà di stampa e di pensiero sono sempre più a rischio (al momento sono almeno 32 i giornalist­i in cella), alcuni giudici hanno persino chiesto la pena capitale. Dundar a metà gennaio scrisse un appello all’Unione Europea e una «Lettera aperta al primo ministro d’Italia», chiedendo di non ignorare la difesa dei diritti umani in cambio degli accordi sulla questione migranti. È lecito chiedersi adesso se il silenzio non serva altro che ad avvallare una nuova ingiustizi­a. Su Corriere.it Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it

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