L’algoritmo che separa i belli dai brutti
Da Tinder alla nuova app che giudica e dà i voti. La Rete, in fatto di estetica, non è democratica. E (di nascosto) ci spinge sempre verso i nostri simili
Galeotto fu l’algoritmo. Non il destino, il caso o la volontà. È al freddo e spietato, quanto intelligente e incisivo, algoritmo che sono affidate le nostre speranze di trovare online l’anima gemella. O il prossimo flirt destinato a esaurirsi dopo qualche messaggio e fugace incontro. In principio la Rete era il parco giochi dei timidi e, inutile negarlo, dei bruttini. Democratica per definizione, dava la possibilità di approcciarsi ai nuovi potenziali partner con tempi e modi più congeniali ai propri punti di forza. La scambio della foto poteva arrivare dopo settimane. Mesi, addirittura, di chiacchierate nascosti dietro al monitor e improbabili nickname. Poi è arrivato Facebook (nel 2004), il delirio da condivisione e il bisogno di apparire a tutti i costi (anche) online. E il dating digitale non è stato più lo stesso.
Ancora prima di entrare in contatto con qualcuno, veniamo spinti non solo in direzione di chi è potenzialmente più affine, ma di chi è considerato al nostro livello di appetibilità. Da chi? Dalla formula che sta alla base di portali e applicazioni. L’algoritmo. Così funziona Tinder, l’applicazione usata da 50 milioni di persone in tutto il mondo. Ci classifica con un punteggio denominato Elo, evocando il lessico scacchistico, e stabilisce quanto siamo desiderabili. Non si tratta solo della foto o di quante persone si sono soffermate sul nostro profilo, ma di una complessa formula che, ha spiegato l’amministratore delegato dell’app, ha richiesto «due mesi e mezzo» di lavoro per essere individuata. Rimane il fatto che una persona attraente, o capace di valorizzarsi, e apparentemente coraggiosa, con - ad esempio - uno scatto di presentazione che lo/ a ritrae mentre effettua uno sport estremo, verrà spinta in direzione di un suo/a simile. L’esatto contrario della roulette delle chat anni 90.
Ci sono dei precedenti, penseranno i decani del settore. BeautifulPeople. com, ad esempio, è nato nel 2002 e ha debuttato globalmente nel 2009 basandosi sulla promessa di ospitare solo bellissime e bellissime. A decidere chi è degno di essere considerato tale, però, sono gli iscritti stessi. La democrazia con la maiuscola, insomma. Con buona pace dei bruttini che a meno di taroccare il profilo non possono sognare un posto nello scintillante ghetto. Oggi non basta più: quello di essere classificati oggettivamente dagli stessi sistemi che ci consigliano alberghi o gerarchizzano l’ordine dei post di Facebook è diventato quasi un bis og n o . E no n solo un’imposizione celata dietro gli schermi degli smartphone. Motivo per cui i programmatori dell’applicazione svizzera, di dating ovviamente, Blinq hanno realizzato un sito basato sull’intelligenza artificiale che analizza le nostre foto e nel giro di pochi minuti ci dice quanto siamo, o meglio quanto sembriamo, belli e l’età che dimostriamo. Senza troppi giri di parole, ci sottopone a un termometro che va dal poco convincete «Hmm..» al «Godlike». Divino. Passando per « Ok » , « Carino » , « Hot » e «Splendido». E funziona. Per non rischiare di minare la nostra autostima, abbiamo buttato nella mischia le foto
Il punteggio Elo L’algoritmo ci valuta secondo un punteggio Elo e decide quanto siamo desiderabili
Il caso Garko In due diverse foto Gabriel Garko ottiene da un semplice «ok» a un impegnativo «hot»
dei quattro protagonisti del prossimo Festival di Sanremo. Due uomini e due donne. Per howhot.io, in uno dei suoi scatti migliori Gabriel Garko non solo è «Hot», ma dimostra una decina d’anni in meno. Attenzione, però: scegliendo l’attimo della conferenza stampa della kermesse in cui sorride nervosamente e indossa un paio di occhiali ci si trova davanti a un semplice 42enne «Ok». Siamo belli quando ci atteggiamo e non quando siamo naturali, quindi? Così sembrerebbe, anche perché l’intelligenza del sito attinge a un database composto anche di scatti di persone note. Madalina Ghenea ci casca come Garko: l’attrice è splendida in passerella e diventa solo, si fa per dire, «Hot» in una cornice meno patinata. Sull’età ci siamo, il sito le dà i suoi 28 anni nel primo caso e gliene toglie due nel secondo. La comica Virginia Raffaele è «Hot» nei suoi panni. Quando imita Belen diventa splendida e guadagna dieci anni. Perfetto, verrebbe da dire. Carlo Conti, sorridente o assorto, rimane sempre « Ok » . Ma dimostra qualche anno in meno. Complessivamente, e senza tirare fuori dall’hard disk gli scatti personali, si può sentenziare che il sito funziona. Sull’effettiva utilità dello stesso i suoi creatori non hanno dubbi: una volta integrato in Blinq, aiuterà i nuovi iscritti a buttarsi nella mischia con l’aspetto più competitivo (possibile), così da essere trattati bene dall’algoritmo che deciderà a chi avvicinarli. Il cerchio si chiude: con i numeri che, piaccia o no, ci giudicano, in prima battuta, e, poi, orientano le nostre scelte. Piaccia o no.