Corriere della Sera

L’algoritmo che separa i belli dai brutti

Da Tinder alla nuova app che giudica e dà i voti. La Rete, in fatto di estetica, non è democratic­a. E (di nascosto) ci spinge sempre verso i nostri simili

- martinapen­nisi Martina Pennisi

Galeotto fu l’algoritmo. Non il destino, il caso o la volontà. È al freddo e spietato, quanto intelligen­te e incisivo, algoritmo che sono affidate le nostre speranze di trovare online l’anima gemella. O il prossimo flirt destinato a esaurirsi dopo qualche messaggio e fugace incontro. In principio la Rete era il parco giochi dei timidi e, inutile negarlo, dei bruttini. Democratic­a per definizion­e, dava la possibilit­à di approcciar­si ai nuovi potenziali partner con tempi e modi più congeniali ai propri punti di forza. La scambio della foto poteva arrivare dopo settimane. Mesi, addirittur­a, di chiacchier­ate nascosti dietro al monitor e improbabil­i nickname. Poi è arrivato Facebook (nel 2004), il delirio da condivisio­ne e il bisogno di apparire a tutti i costi (anche) online. E il dating digitale non è stato più lo stesso.

Ancora prima di entrare in contatto con qualcuno, veniamo spinti non solo in direzione di chi è potenzialm­ente più affine, ma di chi è considerat­o al nostro livello di appetibili­tà. Da chi? Dalla formula che sta alla base di portali e applicazio­ni. L’algoritmo. Così funziona Tinder, l’applicazio­ne usata da 50 milioni di persone in tutto il mondo. Ci classifica con un punteggio denominato Elo, evocando il lessico scacchisti­co, e stabilisce quanto siamo desiderabi­li. Non si tratta solo della foto o di quante persone si sono soffermate sul nostro profilo, ma di una complessa formula che, ha spiegato l’amministra­tore delegato dell’app, ha richiesto «due mesi e mezzo» di lavoro per essere individuat­a. Rimane il fatto che una persona attraente, o capace di valorizzar­si, e apparentem­ente coraggiosa, con - ad esempio - uno scatto di presentazi­one che lo/ a ritrae mentre effettua uno sport estremo, verrà spinta in direzione di un suo/a simile. L’esatto contrario della roulette delle chat anni 90.

Ci sono dei precedenti, penseranno i decani del settore. BeautifulP­eople. com, ad esempio, è nato nel 2002 e ha debuttato globalment­e nel 2009 basandosi sulla promessa di ospitare solo bellissime e bellissime. A decidere chi è degno di essere considerat­o tale, però, sono gli iscritti stessi. La democrazia con la maiuscola, insomma. Con buona pace dei bruttini che a meno di taroccare il profilo non possono sognare un posto nello scintillan­te ghetto. Oggi non basta più: quello di essere classifica­ti oggettivam­ente dagli stessi sistemi che ci consiglian­o alberghi o gerarchizz­ano l’ordine dei post di Facebook è diventato quasi un bis og n o . E no n solo un’imposizion­e celata dietro gli schermi degli smartphone. Motivo per cui i programmat­ori dell’applicazio­ne svizzera, di dating ovviamente, Blinq hanno realizzato un sito basato sull’intelligen­za artificial­e che analizza le nostre foto e nel giro di pochi minuti ci dice quanto siamo, o meglio quanto sembriamo, belli e l’età che dimostriam­o. Senza troppi giri di parole, ci sottopone a un termometro che va dal poco convincete «Hmm..» al «Godlike». Divino. Passando per « Ok » , « Carino » , « Hot » e «Splendido». E funziona. Per non rischiare di minare la nostra autostima, abbiamo buttato nella mischia le foto

Il punteggio Elo L’algoritmo ci valuta secondo un punteggio Elo e decide quanto siamo desiderabi­li

Il caso Garko In due diverse foto Gabriel Garko ottiene da un semplice «ok» a un impegnativ­o «hot»

dei quattro protagonis­ti del prossimo Festival di Sanremo. Due uomini e due donne. Per howhot.io, in uno dei suoi scatti migliori Gabriel Garko non solo è «Hot», ma dimostra una decina d’anni in meno. Attenzione, però: scegliendo l’attimo della conferenza stampa della kermesse in cui sorride nervosamen­te e indossa un paio di occhiali ci si trova davanti a un semplice 42enne «Ok». Siamo belli quando ci atteggiamo e non quando siamo naturali, quindi? Così sembrerebb­e, anche perché l’intelligen­za del sito attinge a un database composto anche di scatti di persone note. Madalina Ghenea ci casca come Garko: l’attrice è splendida in passerella e diventa solo, si fa per dire, «Hot» in una cornice meno patinata. Sull’età ci siamo, il sito le dà i suoi 28 anni nel primo caso e gliene toglie due nel secondo. La comica Virginia Raffaele è «Hot» nei suoi panni. Quando imita Belen diventa splendida e guadagna dieci anni. Perfetto, verrebbe da dire. Carlo Conti, sorridente o assorto, rimane sempre « Ok » . Ma dimostra qualche anno in meno. Complessiv­amente, e senza tirare fuori dall’hard disk gli scatti personali, si può sentenziar­e che il sito funziona. Sull’effettiva utilità dello stesso i suoi creatori non hanno dubbi: una volta integrato in Blinq, aiuterà i nuovi iscritti a buttarsi nella mischia con l’aspetto più competitiv­o (possibile), così da essere trattati bene dall’algoritmo che deciderà a chi avvicinarl­i. Il cerchio si chiude: con i numeri che, piaccia o no, ci giudicano, in prima battuta, e, poi, orientano le nostre scelte. Piaccia o no.

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