Il patto Ue per far pagare i big Nel mirino l’accordo di Londra con Mountain View
La Commissione europea ha annunciato la sua proposta per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale delle multinazionali, che accusa di sottrarre al Fisco fino a 70 miliardi di euro l’anno e di attuare una concorrenza sleale nei confronti delle imprese locali in regola con il pagamento delle tasse nazionali. Ma le misure presentate dal commissario francese per gli Affari economici Pierre Moscovici non mantengono tutte le promesse fatte nel 2014, quando c’era da salvare il neo-eletto presidente lussemburghese della Commissione europea JeanClaude Juncker, coinvolto nello scandalo LuxLeaks sui favoritismi fiscali alle multinazionali nel suo ventennio da premier e ministro delle Finanze del Granducato. I sindacati europei hanno denunciato l’esistenza di «varchi enormi» per l’evasione e l’elusione delle tasse perché la proposta di Bruxelles provocherebbe «passi avanti» su alcuni punti e «passi indietro» su altri.
Nel mirino della Commissione europea è finita anche la decisione del Regno Unito di risolvere il contenzioso con il gigante Usa Google in cambio di soli 130 milioni di sterline, che ha confermato l’orientamento di alcuni Stati Ue di mantenere concessioni da paradiso fiscale per attirare multinazionali straniere. Il provvedimento anti-elusione di Bruxelles deve essere approvato da tutti i 28 Paesi membri per diventare operativo.
Moscovici ha chiarito che l’obiettivo principale è far pagare le tasse nei Paesi dove vengono realizzati i profitti e rendere obbligatorie le linee guida volontarie anti-elusione fiscale concordate dai governi delle principali economie mondiali nei summit del G20. Le strategie «aggressive» delle multinazionali verrebbero colpite cercando di impedire le girandole di trasferimenti di costi, utili e perfino di debiti bancari tra le società dello stesso gruppo, che arrivano spesso quasi ad azzerare le tasse da pagare (con l’aiuto dei vari Lussemburgo, Regno Unito, Irlanda o Olanda e dei paradisi fiscali extracomunitari). Moscovici ha ammesso che l’obbligo di rendere note le imposte pagate nei singoli Paesi è limitato al Fisco nazionale e solo successivamente si discuterà se rendere pubblici questi dati.
Lo scandalo LuxLeaks ha però scatenato l’irritazione dei contribuenti onesti e delle piccole imprese contro l’evasione e l’elusione delle tasse attuate da grandi gruppi. In molti Paesi vari partiti hanno preso le distanze dai privilegi concessi alle multinazionali. Nell’Europarlamento, dove i principali gruppi politici hanno accolto positivamente la proposta anti-elusione della Commissione europea, molti eurodeputati vorrebbero provvedimenti ancora più incisivi. Il presidente della commissione d’indagine dell’Europarlamento sullo scandalo LuxLeaks, il francese Alain Lamassoure, ha definito «ridicola» la somma concordata da Google nel Regno Unito. Il partito nazionale scozzese ha inviato un esposto all’Antitrust Ue per contestare questa transazione delle autorità di Londra. Il commissario Ue per la Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, ha fatto sapere che «l’analizzerà». Anche altri accordi con Google ipotizzati in Italia e in Francia sarebbero destinati ad analoga valutazione di Bruxelles, diventando un riferimento per tutti gli altri grandi gruppi. Secondo un rapporto tecnico della Commissione europea, l’Italia in linea generale risulta avere «un regime anti-elusione efficace», anche se «ogni conclusione richiederebbe ulteriori analisi sui dettagli specifici delle disposizioni normative e di legge».
L’obiettivo Ue Bruxelles intende far pagare le tasse nei Paesi dove vengono realizzati i profitti