Giudice tributario in manette per una tangente da 5 mila euro
Hai voglia a dare la caccia a gli evasori e a convincere gli italiani che pagare le tasse è un dovere se poi basta una bustarella con un miserrimo 0,03 per cento del dovuto per vanificare anni di indagini della Guardia di Finanza e sfangarla senza pagare. Eppure è andata così a Milano dove è stata arrestata per corruzione Marina Seregni, 69enne commercialista e giudice tributario di primo grado, accusata di aver aggiustato per appena 5.000 euro un processo che a un’azienda di elettronica sarebbe costato 14,5 milioni di euro in versamenti al fisco. Seregni era già indagata per concorso in tentata concussione con Luigi Vassallo, avvocato e giudice tributario di secondo grado finito in manette a dicembre mentre riceveva 5.000 euro di una tangente da 20.000 dagli avvocati di una multinazionale tedesca che, però, avevano denunciato tutto. Ma la paura non era stata troppa visto che a gennaio, con «particolare inclinazione al delitto», scrive il gip Cannavale, Seregni cancellava i 14,5 milioni richiesti alla Swe-Co sistemi srl con una sentenza scritta da Vassallo (agli arresti anche per questo) che prima di finire in galera aveva ricevuto 60mila euro per sé. Ai pm Laura Pedio e Eugenio Fusco, la segretaria di Vassallo ha detto che «commercialisti o avvocati tributaristi sapevano che era in grado di sistemare i processi». Ci sono «ulteriori episodi illeciti» da scoprire, scrive il gip.