Corriere della Sera

Bpm e Banco Popolare più vicine La mossa di Castagna con la Bce

Nascerebbe il terzo polo italiano. Il ruolo di Tosi. Mps, utile di 390 milioni

- Federico De Rosa Fabrizio Massaro Fabio Savelli

Si sblocca la trattativa tra Bpm e Banco Popolare. Dopo l’incontro di mercoledì al Tesoro tra il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e gli amministra­tori delegati di Bpm, Giuseppe Castagna e di Ubi, Victor Massiah, in cui sarebbe stata affrontato il tema delle aggregazio­ni — cioè Bpm-Banco e Bpm-Ubi, nonché l’ipotesi di una fusione a tre Ubi-Bpm-Montepasch­i — ieri è arrivato il sostanzial­e via libera del governo all’asse Milano-Verona, considerat­a l’ipotesi più ragionevol­e. Castagna ieri ha preso contatti con la Bce per spiegare la sostenibil­ità patrimonia­le e finanziari­a dell’operazione.

Un’aggregazio­ne tra Banco (assistito da Merrill Lynch, Mediobanca e Colombo & associati) e Bpm (seguito da Lazard e Citi) creerebbe un colosso da 6,5 miliardi di capitalizz­azione, 2.340 sportelli, 25 mila dipendenti. Ma anche con 14 miliardi di sofferenze, coperte per il

Bpm «Ho voluto farlo per mettere a tacere le voci». Raggiunto al telefono Enrico Zoppas ( nella foto), al timone dell’acqua minerale San Benedetto, mette i puntini sulle I. Ieri alcuni quotidiani hanno pubblicato un avviso a pagamento in cui l’azienda smentisce qualsiasi ipotesi di cessione. «A seguito delle insistenti voci che si rincorrono secondo le quali gli azionisti di San Benedetto avrebbero affidato incarico ad apposito advisor per la cessione del pacchetto azionario, l’amministra­tore della società comunica che le informazio­ni sono del tutto infondate e quanto mai lontane dalla realtà», recita il testo . Zoppas ammette che l’azienda è oggetto di 41%, in gran parte portate in dote dal Banco (10,9 miliardi). Non è escluso che il combinato delle due entità risulti avere un deficit patrimonia­le, che può essere colmato con operazioni straordina­rie o un aumento di capitale. La governance appare invece definita: il ceo sarà Castagna, con i veronesi Carlo Fratta Pasini confermato alla presidenza e Pierfrance­sco Saviotti alla guida del comitato esecutivo, e l’autonomia della Bpm spa per almeno sei anni.

Secondo fonti vicine alla vicenda, oltre ai numeri a pesare sarebbe stato anche il pragmatism­o del governo e la mossa del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che con il movimento Fare! ha deciso di appoggiare Renzi portandogl­i il voto di tre senatrici risultati decisivi per bocciare le mozioni di sfiducia. A Verona ha sede il Banco e Tosi più volte si è espresso per la nascita di un polo attorno al Banco che, dopo il rafforzame­nto con Bpm, possa puntare su Veneto Banca.

Resta fuori dalla partita del diverse manifestaz­ioni di interesse (soprattutt­o ora che l’Italia sembra essere più attraente dal punto di vista degli investimen­ti diretti dall’estero), ma che nessuna è veramente plausibile. La tempistica dell’avviso — inusuale come strategia comunicati­va — si giustifica con la necessità di garantire la clientela: San Benedetto sta rinnovando una serie di contratti in essere con diverse multinazio­nali e c’è la volontà da parte del management di proseguire con il lavoro senza essere disturbati troppo dalla ridda di indiscrezi­oni. risiko, almeno per adesso, Ubi (assistita da Credit Suisse e Morgan Stanley). E, a cascata, anche il Montepasch­i. Massiah non sarebbe disponibil­e a prendere da solo Mps perché si è sempre detto interessat­o a operazioni che creano valore. I conti 2015 di Mps resi noti ieri potrebbero tuttavia fare la differenza: dopo 5 anni di perdita Siena è tornata in utile per 390 milioni grazie alla riscrittur­a, imposta dalla Consob, del derivato Alexandria. Il patrimonio risulta stabile e i crediti deteriorat­i in calo a 46,9 miliardi. Siena è interessan­te perché vale poco: appena 2,1 miliardi, circa 0,2 volte il patrimonio netto, dopo aver perso quasi metà del valore in un mese. A questi prezzi Ubi potrebbe anche affrontare un sacrificio in termini patrimonia­li, in cambio di 5 milioni di clienti che Siena porterebbe in dote. miliardi la capitalizz­azione di Borsa dell’istituto che nascerebbe dalla fusione tra la Bpm e il Banco Popolare

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