Quella semplificazione necessaria per crescere
Burocrazia e dimensioni dell’impresa. Semplificando, sono i due temi che danno grandi pensieri in questo momento agli agricoltori italiani (oltre alle controsanzioni russe che hanno messo al bando i nostri prodotti con un grave danno per l’export) e che li accomunano ai colleghi europei, benché ci siano differenze tra Paese e Paese. La burocrazia ha un costo e per accedere ai fondi messi a disposizione con la Pac, cioè la Politica agricola comune europea, è necessario fornire documenti e certificati con procedure che la stessa Commissione Ue ha riconosciuto essere troppo complicate e che sta cercando di semplificare. Intanto si è mosso anche il ministero dell’Agricoltura. A ottobre è stato dato il via libera alla semplificazione burocratica per circa 550 mila piccoli agricoltori, che prevede il taglio di una serie di adempimenti amministrativi. C’è poi la questione del rapporto degli agricoltori con la grande distribuzione e del prezzo dei prodotti agricoli. Una situazione che accomuna gli agricoltori europei come ha dimostrato la manifestazione di settembre a Bruxelles, dove si sono dati appuntamento i produttori di latte di tutta Europa per denunciare una situazione insostenibile. In quella occasione un vertice dei ministri dell’Agricoltura Ue ha stanziato fondi e avviato una serie di misure per fronteggiare l’emergenza. C’è però un problema strutturale: spesso le aziende agricole sono troppo piccole per imporre il proprio prezzo. Il commissario Ue all’Agricoltura, Phil Hogan, sta spingendo per favorire le aggregazioni dei produttori e anche in Italia cominciano a moltiplicarsi i contratti di rete e di filiera per aumentare la competitività. Purtroppo avviene in modo disomogeneo, più al Nord che al Sud.
Esterno giorno: Sant'Albano Stura, provincia di Cuneo. Per Michele Bergese inizia un’altra giornata nei campi. Intorno a lui ci sono qualche milione di lumache, le sue nuove compagne di vita. Ha scelto di scommettere in questa nuova frontiera agricola che aveva 18 anni. Appena chiuso i suoi libri da geometra. « In realtà ho provato per 6 mesi a lavorare in un ufficio ma per colpa della crisi sono stato l’ultimo a entrare e il primo a uscire: per certi versi è stata la mia fortuna» racconta Michele, che oggi ha 23 anni e ha costruito uno degli allevamenti più rispettati d’Italia: nel 2013 è stato premiato come «allevatore più giovane» d’Italia.
Il segreto del suo successo? L’intero ciclo naturale delle sue lumache, che si cibano solo di alimenti vegetali e mai di mangimi. Così è nata l’occasione di cambiare vita. «Sono cresciuto in campagna, a stretto contatto con l’agricoltura: mio nonno aveva un allevamento di mucche piemontesi. È stato lui a darmi il primo terreno, 6 mila metri quadri». Prima di creare da zero il suo mondo animale, Michele ha cercato informazioni su Internet. Perdendosi tra storie e leggende. Poi le dritte decisive oltre che le attrezzature sono arrivate dal vicino Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco, sempre nel Cuneese. Che dal 3 febbraio sarà presente a Fieragricola. Una presenza sidi