Tutti contro la Pro Recco «L’oligarchia danneggia la pallanuoto»
Sfida Un Brescia-Recco (Fotolive) Chaplin sosteneva che «il successo rende simpatici» ma evidentemente non era appassionato di pallanuoto, nello specifico quella tricolore, da un decennio riserva di caccia esclusiva della Pro Recco: dieci scudetti uno in fila all’altro, una squadra ormai leggendaria, sostanzialmente una invencible armada condotta da uno sponsor ricchissimo, Gabriele Volpi, 72 anni, re della logistica petrolifera, proprietario anche dello Spezia Calcio di serie B. Il punto è proprio questo: la waterpolo nazionale è un’oligarchia. Da Brescia a Posillipo, da Napoli e Savona il coro da tempo è unanime: sono troppo forti, investire non ha più senso, tanto alla fine loro comprano tutti i migliori e vincono sempre. «Non c’è più competizione, il mercato è drogato, la ricchezza della Pro è legittima ma non fa il bene della disciplina» commenta Bruno Caiazzo, presidente del Circolo Nautico Posillipo. Sandro Bovo, tecnico dell’An Brescia: «Ormai il campionato è reccocentrico — le sue parole —. E lo sta diventando anche la nazionale. Non so quanto possa essere positivo, i risultati del Settebello dicono di no». Storia curiosa la sua: è stato uno dei pochissimi a dire no alla Pro, che in estate gli aveva proposto un contratto ricchissimo. Scelta differente da quella del centroboa francese naturalizzato italiano Michaël Bodegas, il cui trasloco Lombardia-Liguria è stato agevolato da un ingaggio quattro volte superiore. E a Recco che ne pensano? «Noi diamo il massimo ma vincere non è mai facile, infatti ora siamo secondi» osserva il dg dei ricchi, Maurizio Felugo. Vero: Brescia 36, Pro 33 ma con una partita in meno. È stata la finale delle ultime quattro stagioni, finita sempre allo stesso modo. La Federnuoto quest’anno ha cambiato le regole, la finale sarà secca e non più al meglio delle 5. Cambierà qualcosa? Stasera intanto alle 20.50 c’è lo scontro diretto di regular season. In vasca lombarda. Un partitone. Sarebbe piaciuto, forse, anche a Charlie.