Corriere della Sera

Salvini, Le Pen, Meloni e il pranzo a casa Santanché

- Marco Cremonesi

Il tavolo della nuova destra (non solo) italiana si apparecchi­a a casa Santanché. A Milano, zona piazzale Baracca, intorno al tavolo ci sono Matteo Salvini, la leader del Front national Marine Le Pen, il fondatore del Partito per la libertà olandese Geert Wilder, i Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, e per Forza Italia l’eurodeputa­ta Licia Ronzulli e il segretario milanese Luca Squeri. Non Silvio Berlusconi, non la responsabi­le lombarda Mariastell­a Gelmini.

Se quello apparecchi­ato ieri assomiglia molto al tavolo del centrodest­ra, magari anche europeo, è evidente che le assenze disegnano una linea di frattura che passa in Forza Italia. Se la stessa Le Pen ha chiesto notizie di un Silvio Berlusconi poco presente sulla scena, la visita degli euroscetti­ci ha soprattutt­o dato nuova allure a Salvini, con il riconoscim­ento da parte di partner non irrilevant­i: partiti che nei loro paesi prendono il 30% dei voti. Insomma, il bacino gravitazio­nale salviniano, con ieri, pare aumentato.

Anche perché nel partito del Cavaliere si sente la mancanza del Cavaliere. Sempre di più. «Ma in sua assenza — dice qualcuno — noi dobbiamo camminare da soli». E se Salvini, leader in pectore della nuova alleanza, appare infastidit­o dall’atteggiame­nto di Berlusconi, tra gli azzurri non sono in pochi ad

Convention Marine Le Pen, 47 anni, leader del Front National, con il segretario leghista Matteo Salvini, 42, ieri a Milano per la prima uscita ufficiale del gruppo parlamenta­re euroscetti­ci ascoltarlo. Ultimo motivo di irritazion­e sono state le dichiarazi­oni del Cavaliere sui possibili candidati a Roma (Bertolaso), Milano (Parisi) e Bologna (Sgarbi). Ieri mattina, il leader leghista non ha nascosto il fastidio: «Le cose di Berlusconi chiedetele a Berlusconi. Io mi chiamo Salvini». Al di là del metodo, sui nomi potrebbe essere d’accordo? «Io sono d’accordo con me stesso e i nomi non sono quelli».

A prescinder­e dalle personalit­à chiamate in campo, a non piacere è stata la sortita: «Ma come? — protesta un salviniano doc — Il centrodest­ra continua a non schierare candidati, e Berlusconi lancia nomi con leggerezza come se il problema fosse uno scherzo?». La speranza delle tifoserie è che nell’incontro di domani tra i due leader, prima o dopo il derby MilanInter, la questione dei candidati possa fare qualche passo avanti. Ma la scarsa iniziativa politica di Forza Italia preoccupa soprattutt­o Forza Italia. Non c’è solo la paura che i leghisti facciano scorrerie nell’elettorato che fu azzurro. Il fatto è che nel partito va consolidan­dosi un’area che punta le sue fiches sulla nuova eurodestra che sta costruendo Salvini.

Attenzione: non estrema destra. Il leader leghista, nell’incontro di ieri, è stato ben attento a non tingersi troppo di nero. Ma anzi a porsi come nemico in qualche modo «laburista», delle «eurocrazie»: «Stiamo difendendo il lavoro. Compito che un tempo fu delle sinistre e dei sindacati».

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