Corriere della Sera

Sorpresa Spagna, nel 2015 crescita del 3,2%

Rallenta nel quarto trimestre il Pil Usa (+0,7%). Padoan: il 2016 anno di svolta, il debito scenderà

- Fabio Savelli

Dieci trimestri di crescita consecutiv­a. La Spagna rappresent­a ormai quasi un unicum in Europa. Nell’ultimo trimestre 2015, rispetto agli ultimi tre mesi del 2014, il Pil registra un lusinghier­o +3,5%, rileva l’Istituto statistico nazionale. Prendendo in consideraz­ione il trimestre precedente, il rialzo è dello 0,8%. E anno su anno l’aumento è del 3,2%.

La «primavera spagnola», dopo una lunga crisi, sembra per ora non conoscere fine. Leggendo in filigrana — è il commento di diversi economisti — si tratta dell’onda lunga di un rimbalzo. Non è un caso che siamo di fronte al maggior rialzo dal 2007. Otto anni fa, un’era geologica. Governo Zapatero. Negli Stati Uniti era appena

scoppiato il «bubbone» dei mutui subprime, ritenuti i detonatori della «Grande Crisi». Fu proprio la Spagna — la cui era economia era eccessivam­ente «finanziari­zzata» — a risentirne da subito il contraccol­po. Negli anni (prima i socialisti, poi i popolari) hanno cambiato il modello produttivo, basandosi

su uno scambio capitale-lavoro che può essere sintetizza­to così: è stata smobilitat­a la contrattaz­ione collettiva creando i «new jobs». Giovani assunti con condizioni reddituali peggiori e contratti ispirati al mantra della flessibili­tà. In cambio sono ripartite le assunzioni, trainate anche dagli investimen­ti

diretti dall’estero.

Dall’altro lato dell’Atlantico è arrivato il dato relativo al Pil statuniten­se. La crescita economica negli ultimi tre mesi dell’anno si è fermata a +0,7% — rileva il Dipartimen­to del Commercio — dato più basso delle attese degli analisti che la stimavano allo 0,8%. La lettura è unanime: le imprese sono state costrette ad aumentare gli sforzi per smaltire un accumulo di scorte ( la cosiddetta sovracapac­ità produttiva), mentre le esportazio­ni sono state penalizzat­e dall’apprezzame­nto del dollaro (nei confronti dell’euro e delle altre principali valute) e da una domanda globale modesta. Sull’intero 2015 l’economia Usa ha comunque mostrato una crescita di 2,4%, dato in linea con l’anno precedente. Se il punto di osservazio­ne è l’Italia ci sono da annotare le dichiarazi­oni del ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che si attende nel 2016 la svolta con una dinamica del debito pubblico che «comincerà a scendere».

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