Corriere della Sera

Tegola su Hillary: erano «top secret» le mail sul server privato

- Massimo Gaggi

DES MOINES (Iowa) L’affare si complica per Hillary Clinton. E riappaiono anche i sospetti di congiure contro la royal family del partito democratic­o Usa. Ad appena due giorni dai caucus dell’Iowa che aprono la stagione delle elezioni primarie americane, l’ex segretario di Stato deve vedersela non solo con un presunto sparring partner, Bernie Sanders, divento lo sfidante di un testa a testa mozzafiato, ma anche col riemergere dello scandalo delle email della sua attività diplomatic­a e di governo conservate nel suo server privato. Ieri sera il Dipartimen­to di Stato ha comunicato che 22 di quei messaggi usciti dal sistema informatic­o federale, sui quali sta indagando da mesi l’Fbi, sono da considerar­e «top secret». Si sapeva da tempo che molta della posta che la Clinton ha fatto transitare sulla sua rete privata conteneva messaggi con un certo livello di segretezza, circa 1300. Ma sembrava trattarsi quasi esclusivam­ente di comunicazi­oni classifica­te come «riservate». L’ex «first lady» ha riconosciu­to l’errore e si è scusata pubblicame­nte più volte, anche lunedì scorso. L’altra sera un sito conservato­re aveva attribuito a una fonte anonima dell’Fbi l’intenzione di portare avanti l’indagine contro la Clinton anche in piena campagna elettorale senza escludere la possibilit­à di un’incriminaz­ione anche alla vigilia di votazioni cruciali. Sembrava una manovra politica (e forse lo era) ma la cosa assume un aspetto diverso ora, alla luce della sortita del ministero degli Esteri che accusa per la prima volta il suo ex capo di aver sottratto materiale «top secret».

Dopo mesi di indagine una rivelazion­ebomba a poche ore dall’inizio delle votazioni fatta da un ramo dell’Amministra­zione Obama? Hillary sente puzza di bruciato e la reazione del suo team è furibonda, ma il portavoce del Dipartimen­to di Stato, John Kirby, spiega che il governo non aveva scelta: la magistratu­ra aveva fissato oggi come termine per rivelare i contenuti dei messaggi incriminat­i.

Kirby aggiunge che è stata la comunità dell’intelligen­ce a decidere che quei 22 messaggi devono essere considerat­i top secret. E qui tornano le diffidenze, visto che il direttore della Cia, John Brennan, è un

La rabbia Furiosa la reazione della Clinton E c’è chi nel suo team sospetta una manovra del governo o degli «obamiani» per screditarl­a

uomo vicino a Barack Obama che gli ha affidato quell’incarico dopo averlo avuto al suo fianco alla Casa Bianca come consiglier­e. Ma è anche vero che quello dei servizi, tra National Intelligen­ce, Nsa e varie altre agenzie, è un mondo complesso e con una sua «naturale» opacità. Un altro dubbio: Kirby dice che i messaggi «incriminat­i» non erano stati etichettat­i «top secret». Un errore di valutazion­e della Clinton e dei suoi diplomatic­i o la materia è diventata sensibile solo negli anni successivi? Il ministero su questo non è ancora giunto a una conclusion­e. Magari alla fine il caso si sgonfierà, ma nel clima attuale di sfiducia nel governo e di spinte antisistem­a le email possono compromett­ere la candidatur­a della grande favorita.

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