Corriere della Sera

Il messaggio del Papa al ragazzo che denuncia gli abusi Napoli, accusa un sacerdote di averlo violentato. «Mi comprò un motorino. Per tacere mi diedero 250 euro»

- Antonio Crispino

«Il Santo Padre le chiede di sospendere lo sciopero della fame. Ha letto la sua lettera, è rimasto colpito e seguirà personalme­nte la vicenda». Sono le parole che monsignor Giovanni Angelo Becciu, sottosegre­tario per gli Affari Generali del Vaticano ha pronunciat­o ieri mattina a Sergio Cavaliere, l’avvocato di Diego (nome di fantasia), presunta vittima di abusi sessuali da parte di un prete della diocesi di Napoli.

Diego era in sciopero della fame dal 18 gennaio scorso dopo aver denunciato le violenze subite da adolescent­e.

I fatti incriminat­i risalgono a quando Diego (oggi 40enne) aveva 13 anni ed era alunno di terza media. Il suo professore di religione era don Silverio M. «Mi invitò ad andare a casa sua dopo le lezioni — racconta —. Quando arrivai chiuse le persiane, mi fece sedere su un divano e iniziò a baciarmi in bocca. Le avance si trasformar­ono in rapporti sessuali per almeno Il matrimonio Fu il sacerdote sotto accusa a celebrare il suo matrimonio (nella foto, lui è l’unico che non sorride): «Mia madre lo adorava, lo volle a tutti i costi. Mi sentivo morire» due anni. Iniziarono richieste strane a cui trovava sempre una giustifica­zione. Aveva anche tante perversion­i. A 16 anni gli dissi che quegli incontri mi facevano stare male e lui poco dopo mi comprò un motorino». Racconta tanti dettagli intimi: «Ha un difetto fisico che può conoscere solo chi ha avuto rapporti sessuali con lui».

Diego di questi incontri non ne parla con nessuno, si sente colpevole. Si rimprovera di non aver avuto la forza di opporsi. È costretto a rivelare tutto alcuni anni più tardi.

Avverte un malore mentre sta lavorando come guardia giurata. Dopo un lungo deambulare tra medici e specialist­i viene indirizzat­o a uno psicoterap­euta. «Ci sono voluti otto mesi per tirargli fuori la verità — ricorda il dottor Alfonso Rossi che lo spinge a denunciare —. Parlare della sfera intima significav­a provocargl­i un vomito violento».

La prima lettera alla Curia napoletana la spedisce la mamma di Diego nel 2010. «Qualche giorno dopo due ragazzi ci consegnano una busta e vanno via. Dentro c’erano 250 euro» ricorda la moglie di Diego con la quale ha avuto tre figli.

È la prima volta che Diego racconta tutti i dettagli della sua vicenda. Lo fa tra singhiozzi e balbuzie. Diventa paonazzo quando ricorda il giorno delle nozze. Apre il computer e mostra una fotografia: al centro c’è don Silverio che abbraccia sorridente la moglie e tiene sottobracc­io lui. Che è l’unico a non ridere. Ha un volto funereo. «Mia mamma volle a tutti i costi che a sposarci fosse quel prete, io non potevo dire niente. Mi sentivo morire».

Dopo il malore la famiglia si rivolge alla rete l’Abuso (che Oggi 40enne, racconta di quando era bambino Dal 18 gennaio faceva lo sciopero della fame «Ha un difetto fisico che può conoscere solo chi ha avuto rapporti intimi con lui» nasce dall’idea di un gruppo di persone abusate da sacerdoti) di cui è presidente Francesco Zanardi. Inviano una nuova lettera al cardinale Crescenzio Sepe, ma anche al ministero dell’Istruzione. «Pur sapendo di cosa fosse accusato, mandano il prete a insegnare in una scuola media di Volla (Na) con bambini di dieci anni» accusa l’avvocato. Diego minaccia di uccidersi con la pistola d’ordinanza. Tutto quello che ottiene è il ritiro del porto d’armi e la perdita del lavoro.

A ottobre 2015 gli propongono una visita con uno psicologo di fiducia della Diocesi. «L’obiettivo era chiarament­e quello di farlo dichiarare pazzo e chiudere il caso. Abbiamo rifiutato» replica il dottor Rossi. Di don Silverio invece si perdono le tracce. La curia gli toglie la parrocchia ma sul sito della Diocesi risulta ancora tra i sacerdoti in servizio.

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