Chi è
Pino Lerario, classe 1965, è nato a Martina Franca. Ha cominciato da apprendista nel laboratorio di sartoria del padre Franco, diplomandosi poi in modellistica a Milano
Nel 2000 ha fondato il marchio Tagliatore, un nome che ha origine nella storia famigliare: così era infatti chiamato suo nonno, Vito, di professione calzolaio
L’azienda ha chiuso il 2015 con un fatturato di 18,5 milioni di euro, +15 per cento rispetto al 2014 uando vedi che funziona un cappotto più lungo rispetto a quello delle ultime stagioni, ti basta per capire che sta tornando voglia di classico. Una linea più tradizionale, l’eleganza di quegli uomini anni 30 e 40 che in realtà non è mai inattuale, anche quando sembra vivere un momento meno brillante. È uno stile destinato a tornare, periodicamente, perché l’abc del vestire maschile è stato pensato allora. Sperimentare è bello, è indispensabile. Ma è altrettanto indispensabile il classico, che alla fine torna sempre. E allora ecco i cappotti più lunghi ma sempre ben fittati, vicini al corpo come piace a me, linea giusta per questo momento».
Per questo Pino Lerario di Tagliatore scommette sulla martingala, sulle armature diagonali perché classico sì ma pur sempre di Tagliatore si tratta, cercando ancora una volta di formulare un’identità da dandy che trascende le regioni geografiche — fattura molto in Italia ma per esempio il Giappone gli dà enormi soddisfazioni, che lui ricambia organizzando feste con prelibatezze pugliesi per i clienti di Tokyo — e trascende le età, perché lodevolmente Lerario non fa del giovanilismo ma ammettendo che spesso i più eleganti sono gli uomini maturi lavora pensando ai ragazzi come ai loro padri, e nulla gli fa più piacere di un sessantenne che sposa la sua visione dandystica e sartoriale.
Martina Franca era la «città dei cappottari» fin dagli anni 30, Lerario ama ripeterlo perché senza quell’eredità di moda pugliese lui ora non sarebbe dov’è, con un’azienda come Tagliatore di cui è patron e direttore creativo che nel 2015 ha fatto un +15% «che speriamo di ripetere quest’anno».
Lerario lavora alla tavolozza dei colori del suo marchio nel modo che sente più naturale: come un pittore. Per questo, anche se da quando è ragazzino, spiega, «vivo in azienda», gli basta aprire la finestra, fare una passeggiata, per avere