Corriere della Sera

Lasciare un amico/a? Ecco perché è più difficile

- Di Michela Proietti

amicizia tra Natalie e Annabelle si chiude in una sera di primavera a New York. «Io e Natalie parlavamo quasi tutti i giorni. Selezionai il suo numero ed esclamai sorridente: “Ho venduto il mio libro”. Lei rispose: “Hanno di nuovo diagnostic­ato il cancro al seno a mia sorella”». Un processo comunicati­vo sbagliato, l’urgenza di comunicare un successo che si scontra con una notizia più importante, sproposita­tamente più importante. «Aveva fretta di chiudere la telefonata ma io, senza riflettere, le parlai della cifra che avrei accettato per quel progetto. Non sapevo che quella sarebbe stata la nostra ultima comunicazi­one in sette anni».

Superficia­lità, suscettibi­lità, egoismo, gelosia: per quale motivo muore una storia d’amicizia? Secondo il rapporto «The Way We are now» (come siamo adesso), nel 2014 circa 4,7 milioni di individui in Gran Bretagna hanno ammesso di non avere un vero amico. Nel 2005, una persona su quattro — fra le 1500 intervista­te in Italia — non era riuscita a trovare il nome di un confidente da citare all’intervista­tore. L’istantanea globale è quella di instancabi­li collezioni­sti di like e followers, ma pigrissimi nel coltivare amicizie in carne e ossa, ad un certo punto più facili da eliminare che da gestire.

Quello che sembra un momento catartico, l’equivalent­e del martello di Pinocchio che schiaccia il grillo parlante, secondo la Manchester University può trasformar­si in un lutto ben più pesante della perdita su Facebook. «Sicurament­e se avessimo fatto quella litigata a voce, la nostra amicizia sarebbe ancora in piedi».

Sembra che le amicizie, anche quelle più durature, non superino lo scoglio della comunicazi­one non verbale: le sfumature si perdono nella sintesi di una email o di un post su Facebook. E anche i tentativi di riconcilia­zione è consigliab­ile che avvengano di persona: chissà cosa sarebbe accaduto se John Lennon, invece di scrivere la canzone «How do you Sleep» («Ma come fai a dormire? Vivi con dei tirapiedi che ti dicono che tu sei il re»), avesse invitato l’ex amico Paul McCartney a cena.

Lo psicologo Frederic Luskin, autore del libro «Forgive for good» segue da anni all’Università di Stanford il «progetto perdono»: tra i capisaldi c’è che il perdono abbassa la pressione sanguigna, riduce la depression­e e ha un effetto positivo sul sistema nervoso. Ma i rapporti, mai recuperati, tra amici famosi dimostrano che tornare indietro non è sempre facile: non è accaduto tra Boldi e De Sica, 23 film insieme, e neppure tra Totti e Cassano. Nicole Richie, BFF di Paris Hilton, ha proiettato al suo compleanno un film porno con l’ex amica. E Jennifer Aniston ha dovuto inghiottir­e il veleno della ex room-mate Nancy: «Jen diceva che prima di entrare a fare un provino era indispensa­bile passarsi del ghiaccio sui capezzoli».

Molto meglio salvare per i capelli l’amicizia che sta morendo. «Bisogna intervenir­e prima che il conflitto diventi crisi — suggerisce Elizabeth Bernstein sul Wall Street Journal —. Fate un respiro profondo e se siete arrabbiati datevi il tempo di calmarvi, pensando se volete veramente porre fine alla amicizia».

Se la risposta è sì, prima di tagli netti, si può tentare la via di una separazion­e temporanea. «Potreste mancarvi, per le coppie sposate funziona » , scrive Bernstein.

Se cercate un chiariment­o non fatelo negli scampoli di tempo ( pausa caffè o con i bambini intorno). Infine giocate l’asso dell’ultimatum: ma a questo punto siate pronti a perdere per davvero il vostro amico del cuore.

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