Lasciare un amico/a? Ecco perché è più difficile
amicizia tra Natalie e Annabelle si chiude in una sera di primavera a New York. «Io e Natalie parlavamo quasi tutti i giorni. Selezionai il suo numero ed esclamai sorridente: “Ho venduto il mio libro”. Lei rispose: “Hanno di nuovo diagnosticato il cancro al seno a mia sorella”». Un processo comunicativo sbagliato, l’urgenza di comunicare un successo che si scontra con una notizia più importante, spropositatamente più importante. «Aveva fretta di chiudere la telefonata ma io, senza riflettere, le parlai della cifra che avrei accettato per quel progetto. Non sapevo che quella sarebbe stata la nostra ultima comunicazione in sette anni».
Superficialità, suscettibilità, egoismo, gelosia: per quale motivo muore una storia d’amicizia? Secondo il rapporto «The Way We are now» (come siamo adesso), nel 2014 circa 4,7 milioni di individui in Gran Bretagna hanno ammesso di non avere un vero amico. Nel 2005, una persona su quattro — fra le 1500 intervistate in Italia — non era riuscita a trovare il nome di un confidente da citare all’intervistatore. L’istantanea globale è quella di instancabili collezionisti di like e followers, ma pigrissimi nel coltivare amicizie in carne e ossa, ad un certo punto più facili da eliminare che da gestire.
Quello che sembra un momento catartico, l’equivalente del martello di Pinocchio che schiaccia il grillo parlante, secondo la Manchester University può trasformarsi in un lutto ben più pesante della perdita su Facebook. «Sicuramente se avessimo fatto quella litigata a voce, la nostra amicizia sarebbe ancora in piedi».
Sembra che le amicizie, anche quelle più durature, non superino lo scoglio della comunicazione non verbale: le sfumature si perdono nella sintesi di una email o di un post su Facebook. E anche i tentativi di riconciliazione è consigliabile che avvengano di persona: chissà cosa sarebbe accaduto se John Lennon, invece di scrivere la canzone «How do you Sleep» («Ma come fai a dormire? Vivi con dei tirapiedi che ti dicono che tu sei il re»), avesse invitato l’ex amico Paul McCartney a cena.
Lo psicologo Frederic Luskin, autore del libro «Forgive for good» segue da anni all’Università di Stanford il «progetto perdono»: tra i capisaldi c’è che il perdono abbassa la pressione sanguigna, riduce la depressione e ha un effetto positivo sul sistema nervoso. Ma i rapporti, mai recuperati, tra amici famosi dimostrano che tornare indietro non è sempre facile: non è accaduto tra Boldi e De Sica, 23 film insieme, e neppure tra Totti e Cassano. Nicole Richie, BFF di Paris Hilton, ha proiettato al suo compleanno un film porno con l’ex amica. E Jennifer Aniston ha dovuto inghiottire il veleno della ex room-mate Nancy: «Jen diceva che prima di entrare a fare un provino era indispensabile passarsi del ghiaccio sui capezzoli».
Molto meglio salvare per i capelli l’amicizia che sta morendo. «Bisogna intervenire prima che il conflitto diventi crisi — suggerisce Elizabeth Bernstein sul Wall Street Journal —. Fate un respiro profondo e se siete arrabbiati datevi il tempo di calmarvi, pensando se volete veramente porre fine alla amicizia».
Se la risposta è sì, prima di tagli netti, si può tentare la via di una separazione temporanea. «Potreste mancarvi, per le coppie sposate funziona » , scrive Bernstein.
Se cercate un chiarimento non fatelo negli scampoli di tempo ( pausa caffè o con i bambini intorno). Infine giocate l’asso dell’ultimatum: ma a questo punto siate pronti a perdere per davvero il vostro amico del cuore.