Corriere della Sera

«Dateci tempo»

- Arianna Ravelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

MILANO I tanti soldi spesi hanno aumentato le aspettativ­e; le prestazion­i sono state di sicuro al di sotto delle (elevate) potenziali­tà; le pressioni non aiutano. Prendete il ritratto del Milan e avrete quello di Andrea Bertolacci, o forse viceversa. La squadra — un cantiere in perenne attività, tra cambi tattici e dietrofron­t sul mercato — non ha facilitato il suo inseriment­o, lui non ha aiutato quanto avrebbe voluto la squadra. Ecco perché parlare con Andrea significa entrare dentro le pieghe della problemati­ca stagione del Milan. Non che lui si scoraggi, anzi. Tenetelo lontano da un off-shore e il ragazzo non ha paura di nulla.

Bertolacci cos’è mancato al Milan fin qui?

«La parola è: continuità. Facciamo partite che non t’aspetti, penso alla Fiorentina, e poi non ci ripetiamo. A Empoli è mancato il cinismo; se vai due volte in vantaggio devi vincere».

E quindi è vero che sarà un derby sottotono?

«Non credo. Si affrontano due squadre molto forti. Noi abbiamo perso punti che non meritavamo di perdere, penso al Verona, al Bologna, al Carpi, al secondo tempo di Roma. Con 6/7 punti in più sarebbe un altro campionato».

Manca un po’ d’incoscienz­a per dirla alla Allegri?

«Sì, ci manca la spregiudic­atezza che ti consente di tentare la giocata. Non c’è se hai paura di non portare a casa il risultato. Se ne esce con la consapevol­ezza che siamo forti».

Il clima a San Siro, tra spalti vuoti, fischi e contestazi­oni, non aiuta.

«No, non aiuta. Però noi dobbiamo essere bravi a isolarci. In allenament­o vediamo i nostri valori, sappiamo che siamo forti. La fiducia altrui però si conquista solo con i risultati. Uno dei nostri obiettivi deve essere proprio quello di riportare i tifosi allo stadio».

Il derby è l’ultimo treno per la Champions?

«Non amo i pronostici, ma è molto importante. Anche perché è uno scontro diretto».

Ma come ha vissuto la squadra il ridimensio­namento degli obiettivi da parte della società? Barbara Berlusconi ha parlato pubblicame­nte di Europa League.

«Ascoltiamo la società e forse ora l’obiettivo è quello, di certo eravamo partiti con altri traguardi. Ma il campionato è ancora lungo».

Dal punto di vista personale, invece, qual è stata la sua difficoltà più grande fin qui?

«Ho sofferto un po’ l’ambientame­nto. Dopo l’infortunio in Nazionale avevo ritrovato le mie qualità, ma poi mi sono fatto male di nuovo. Alla squadra manca continuità nelle prestazion­i e nei risultati e questo incide anche sui singoli».

La maglia del Milan pesa più di quella del Genoa?

«È più importante, ma col Genoa sono arrivato sesto e poi quando indossi la maglia della Nazionale sei già nel calcio che conta».

È di sicuro più facile ambientars­i in una realtà consolidat­a come la Juve, come dimostra il suo amico Sturaro.

«Certo, è più facile in una realtà che sa già vincere, con un progetto consolidat­o, infatti Allegri ha proseguito sulla scia di Conte. Il Milan è in una fase di ricostruzi­one, ha cambiato tanti giocatori e anche allenatori».

A proposito: come avete vissuto il fatto che Mihajlovic fosse sempre in discussion­e?

«Sarebbe da ipocriti dire che sono cose che non dispiaccio­no e non danno fastidio, immagino anche a lui. Però abbiamo dimostrato con i fatti di essere un gruppo unito e di stare con l’allenatore. Il meglio l’abbiamo dato proprio nelle difficoltà. Forse il segreto sta proprio nell’essere arrabbiati».

A Mihajlovic è importante dare tempo?

«Assolutame­nte. L’allenatore deve poter lavorare per trasmetter­e la sua mentalità, ma sappiamo bene che al Milan si vuole tutto e subito. Da una parte lo capisco, dall’altra non è facile».

In cosa l’ha migliorata Sinisa?

«Nella mentalità, mi ha dato più determinaz­ione, più rabbia, più fame».

Un altro allenatore cui deve molto è Stramaccio­ni: è vero che voleva portarla all’Inter?

«Sì, ma sapeva che era difficile, perché il mio cartellino era a metà tra Genoa e Roma».

Come vive la settimana del derby?

«Cerco di mantenere le solite abitudini, se ti carichi troppo rischi di arrivare scarico. Certo, ci teniamo tanto per i tifosi».

Un derby salva la stagione?

«No, se per caso vinci, ma perdi le successive, la gente si dimentica presto del derby».

Un romano a Milano come si trova?

«Benissimo, me l’avevano detto che la qualità di vita era alta. Io esco poco, mia moglie sta frequentan­do la scuola di chef: cucina lei!».

È vero che da bambino la chiamavano Cicciottel­lo?

«No, quello no. Però dicevano che assomiglia­vo a Seedorf perché avevo il sederone».

Se non fosse diventato calciatore avrebbe seguito la passione di suo padre, campione del mondo di off-shore?

«Da bambino lo seguivo ovunque. Poi, quando avevo 8 anni, mi ha fatto salire con lui nell’abitacolo. Un trauma. Ero sulle sue gambe, c’era il cupolino, era stretto, mi mancava l’aria. E poi l’accelerato­re era solo a metà e già tremava tutto. Da allora non ho più voluto seguirlo. Pensi che mi era rimasta talmente tanta paura che quando io giocavo alla domenica e lui gareggiava, ero d’accordo con mia madre che mi facesse un segno dagli spalti per dirmi che lui stava bene. Oggi credo che l’abbia fatto apposta per farmi capire quanto fosse pericoloso e farmi cambiare strada. Quando è diventato campione del mondo, l’ho convinto a smettere».

«Fate lavorare Mihajlovic Il Milan è forte, deve solo crederci di più Le difficoltà ci esaltano» Il derby è molto importante per credere ancora alla Champions. Ma non è vero che salva la stagione: se lo vinci e perdi le partite successive, la gente se ne dimentica in fretta. Adesso ci serve continuità

 ??  ?? Atteso Andrea Bertolacci, 25 anni, al Milan da questa stagione dopo 3 anni al Genoa. In rossonero in totale 17 presenze e 1 gol (Pegaso)
Atteso Andrea Bertolacci, 25 anni, al Milan da questa stagione dopo 3 anni al Genoa. In rossonero in totale 17 presenze e 1 gol (Pegaso)

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