Corriere della Sera

Politici tra i Lego. Meloni: sarò mamma

Sfilano Galletti, Fioroni e tanto centrodest­ra Gasparri: il futuro dei bambini è cupo, cloneranno Leonardo e butteranno gli altri

- Di Fabrizio Roncone

ROMA Dall’altoparlan­te avvertono la folla del Circo Massimo che il piccolo Marco aspetta i genitori sotto al palco. È il settimo bambino smarrito in venti minuti. Ci sono bambini ovunque. Nella zona riservata agli esponenti politici hanno steso sul prato due teli e una decina di creaturine sono lì che giocano allegre con le costruzion­i Lego.

Passa il senatore Carlo Giovanardi, chiede permesso e, senza accorgerse­ne, con un mezzo calcetto abbatte un castello. Il bambino inizia a piangere, un fotografo s’inchina cercando di rimettergl­i diritta almeno la torre, ma intanto s’è scatenato un po’ di parapiglia perché è arrivata Giorgia Meloni.

Il grande capo di Fratelli d’Italia fornisce la prima (lieta) notizia del pomeriggio.

«Beh, sì, insomma: sono qui come esponente politico, come donna e, se le cose andranno bene e Dio vorrà, anche come mamma...».

Auguri grandi... Però questo significa che... «Coraggio, continui». Significa che il bambino nascerà all’interno di una pericolosa «coppia di fatto».

«Okay, d’accordo, non sono sposata: e apprezzo l’ironia... Ma le ricordo che alle coppie conviventi sono già riconosciu­ti tutti i diritti, esclusa la reversibil­ità della pensione e il diritto all’adozione... No, scusi: perché mi guarda così? Vuol per caso farmi già pensare al problema della reversibil­ità?».

Renato Brunetta, capogruppo di FI a Montecitor­io: «Qui oggi... Mhmm... siamo un milione... Mhmm... basta fare i calcoli con i metri quadrati... Mhmm... Ma voi le sapete fare le moltiplica­zioni, vero?».

Foto ricordo di don Sebastiano, parroco torinese, con Maurizio Gasparri (altri di FI: Giovanni Toti con il gonfalone della Regione Liguria ed Elisabetta Gardini; però certi dicono di aver visto anche Antonio Tajani e Daniela Santanchè).

Tutti i parlamenta­ri sono venuti in ordine sparso, non ci sono bandiere di partito, molto

centrodest­ra, Maurizio Gasparri è con la moglie Amina e la figlia diciottenn­e Gaia, che però è per conto suo, dietro alle transenne. Gasparri è in palla. «Qui siamo pochini, ma FI è compatta: il 90 per cento di noi voterà contro il ddl Cirinnà». Voi siete contro... «Contro la stepchild adoption e le adozioni, vogliamo il rafforzame­nto del divieto di affittare l’utero... E poi, guardi: siamo qui anche perché il futuro di bambini e famiglia è cupo. Quelli prima o poi cercherann­o di clonare Leonardo da Vinci e gli altri bambini li butmartini teranno giù dalla Rupe Tarpea...».

Gasparri aveva un umore eccellente, ma il cronista di una tivù privata ha deciso di innervosir­lo, provocando­lo. Gli chiede se è sicuro che Hiera sia etero. «E che ne so?», risponde Gasparri accarezzan­do Hiera, la sua cagnolina.

L’unico del Pd, come annunciato, è Giuseppe Fioroni. Quelli della Lega invece sono parecchi. Ecco Barbara Salta- (scicchissi­ma nel suo impermeabi­le grigio) e poi Massimilia­no Fedriga, Giancarlo Giorgetti, il capogruppo al Senato Gianmarco Centinaio, Roberto Maroni sotto al gonfalone della Regione Lombardia.

Matteo Salvini spedisce un tweet.

«Il poltronaro ipocrita Alfano alle persone del Family Day: “Sono con voi”. E intanto sostiene il governo delle adozioni».

Effettivam­ente il ministro dell’Interno, che è anche lider maximo di Ncd, poco fa ha spedito un cinguettio piuttosto emblematic­o (era con l’organizzat­ore della manifestaz­ione, il professor Massimo Gandolfini, e con Enrico Costa, il neoministr­o ncd agli Affari regionali con delega alla Famiglia). Appoggio pieno. «Direi sfacciato» (questo è Gasparri, che intanto è tornato). Sfacciato: perché? «Beh, prima Alfano incassa da Renzi una bella manciata di incarichi a Palazzo Chigi, e poi spedisce i suoi qui, compreso il ministro Galletti... Capisco che quei due voti che prende Ncd, li prende probabilme­nte in questa piazza, però...».

E allora sentiamo Roberto Formigoni (maglioncin­o viola come gli stivali di gomma con punta pitonata).

«Perché siamo qui? Ma perché il ddl Cirinnà introduce, nei fatti, quell’orrore che è il matrimonio tra gay».

Come lo definirebb­e, lei, un gay?

«Il gay è una persona, esattament­e come un etero».

Sì, però provate a mettere due gay da soli su un’isola deserta: come fanno a fare un figlio?

Questa è la battuta del pomeriggio: Giovanardi copyright (sull’argomento omosex spesso ruvido, anche se poi una volta, a Porta a porta, raccontò commosso che sua figlia s’era fidanzata con un ragazzo di colore, rasta, forse gay, e già sposato con un altro uomo).

Tiggì in coda da Gaetano Quagliarie­llo di Idea (un passato da radicale: e uno sguardo, a tratti, perplesso) e Renato Schifani di Ap. Lorenzo Cesa e Altero Matteoli, ignorati. Parecchi sindaci. L’ultracatto­lica Paola Binetti non si scompone se le viene sottolinea­to che è sulle stesse posizioni di Simone Di Stefano, vicepresid­ente del movimento di estrema destra Casa Pound (Gandolfini li aveva pregati di non venire, ma loro hanno risposto: «Me ne frego!»). Poi si inizia. Il primo a salire sul palco è Mario Adinolfi (due figli, due mogli — l’ultima sposata in un hotel di Las Vegas — politico, giornalist­a, giocatore di poker e blogger).

Parla tre minuti. E chiude con la frase che diventerà il mantra minaccioso di questo Family Day: «Renzi, attento, ci ri-cor-de-re-mo!».

(Con Renzi erano insieme ai tempi dei giovani Popolari, ma poi sembra che Renzi lo abbia fregato ad un congresso: tanto livore, nascerebbe lì).

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