Corriere della Sera

Visco: salvataggi, regole da cambiare

Ma la Commission­e Ue frena. Il governator­e di Bankitalia: istituti solidi e sofferenze in calo La spiegazion­e sugli interventi nelle quattro banche in crisi. Sì all’accordo sulle garanzie

- Sergio Bocconi

Si profila un nuovo confronto Italia-Europa. Il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco, intervenen­do ieri al Forex di Torino, sollecita una revisione dei meccanismi europei di risoluzion­e delle crisi bancarie, e in particolar­e del bail in, entrato in vigore in gennaio. La Commission­e Ue fa però subito sapere che «non ci sono piani per cambiare la direttiva, adottata nel 2014 con il consenso di una stragrande maggioranz­a al Parlamento europeo e con l’accordo unanime degli stati membri. Da un anno e mezzo si sa che il bail in dei creditori avrebbe protetto i contribuen­ti».

Al Forex Visco ha poi spiegato l’intervento sui quattro istituti in dissesto; ha approvato l’intesa con la Commission­e Ue sulla garanzia pubblica per liberare i bilanci del settore dalle sofferenze e ha rinnovato l’appello a una maggiore diffusione della cultura finanziari­a. Il Governator­e ha quindi dedicato spazio alla congiuntur­a: in Italia la ripresa procede a ritmi moderati, come nell’area euro, sostenuta dalla domanda interna. Resta l’indicazion­e che nel 2016 e nel 2017 il prodotto possa crescere dell’1,5%. Sono in aumento i prestiti al settore privato e in particolar­e alle famiglie per i mutui.

Dettagliat­a è stata la spiegazion­e relativa ai provvedime­nti adottati nel novembre 2015 da governo e Bankitalia per risolvere le crisi di Banca Marche, Popolare Etruria, CariFerrar­a e CariChieti, che nel complesso detenevano l’1% dei depositi italiani. Visco spiega che, dopo lo stop europeo all’utilizzo del Fondo interbanca­rio, assimilato ad aiuto di Stato, sono state applicate le regole introdotte con la direttiva europea sulle crisi bancarie. I costi sono stati sopportati, oltre che dagli azionisti e i detentori di obbligazio­ni subordinat­e, dal sistema bancario attraverso il Fondo di risoluzion­e. L’alternativ­a? La liquidazio­ne coatta. Da gennaio è entrato invece in vigore il bail in, che prevede il coinvolgim­ento con perdite anche delle obbligazio­ni ordinarie e dei depositi sopra i 100 mila euro. Secondo Visco le nuove regole, maturate in sede europea dopo i massicci interventi pubblici per i salvataggi bancari (che non si sono verificati

La sindrome giapponese che l’Italia può evitare Quei mille miliardi aspettando la svoltain Italia) hanno comportato un cambiament­o «drastico e repentino». Secondo Bankitalia e ministero dell’Economia invece di un’applicazio­ne immediata e retroattiv­a dei nuovi meccanismi sarebbe stato preferibil­e un periodo di transizion­e per consentire a banche e risparmiat­ori di adattare strumenti e percepire rischi finora remoti. Ecco dunque la richiesta di revisione, possibile entro giugno 2018, precisa Visco, grazie a una clausola. Ma la Commission­e Ue ha frenato.

E sempre sulle crisi Bankitalia precisa di aver chiesto alla Etruria a fine 2013 misure correttive e un’aggregazio­ne. Ma il board dell’istituto nel 2014 ha rifiutato l’unica offerta «autonomame­nte avanzata dalla Popolare di Vicenza» (quindi non sponsorizz­ata dalla Vigilanza).

Palazzo Koch Il governator­e di Banca d’Italia Ignazio Visco Infine il Governator­e invita le banche a predisporr­e meccanismi volontari di intervento, aggiuntivi rispetto ai sistemi obbligator­i di garanzia dei depositant­i, per contenere i costi di una crisi per i risparmiat­ori. Così come l’accordo sulle sofferenze (il cui flusso si sta riducendo) deve essere accompagna­to da una migliore capacità di intervento da parte degli istituti. «Sarà utile lo schema di garanzia concordato con la Commission­e Ue per facilitarn­e lo smobilizzo. Il mercato potrà attivarsi. Ma nessun provvedime­nto può cancellare la massa di sofferenze del passato: vanno aggredite con determinaz­ione».

L’Italia, viene sottolinea­to, sta uscendo da un periodo più grave della depression­e degli anni Trenta: la crisi ha messo a dura prova imprese, famiglie e banche. Gli istituti però oggi hanno un patrimonio «molto più elevato rispetto al passato» e il rafforzame­nto, a differenza di altri Paesi, «è stato conseguito senza pesare sulle finanze pubbliche». E anche la redditivit­à comincia a migliorare.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy