Corriere della Sera

La Turchia accusa «Caccia russo ha violato il nostro spazio aereo» La Nato avverte Mosca

- di Davide Frattini DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

GERUSALEMM­E Lo Zar e il Sultano si scontrano ancora una volta nei cieli sempre più affollati della Siria. La frontiera tra la Turchia e il Paese in guerra ormai da cinque anni sembra non esistere per i ribelli che la attraversa­no tra movimenti di armi e miliziani, non viene rispettata neppure dai jet russi che sconfinano mentre sono impegnati nei bombardame­nti in aiuto del regime di Bashar Assad.

I due mesi passati dall’abbattimen­to del Sukhoi-24 non sono serviti a ridurre le tensioni tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan. Stesso scenario venerdì poco prima di mezzogiorn­o: un jet russo vola dove non dovrebbe — è il più moderno e potente Su-34 i turchi avvertono, minacciano, lanciano segnali via radio, l’incidente dura qualche secondo. Resta quella che Ankara considera una violazione e un’offesa: l’ambasciato­re di Mosca è stato convocato, le minacce e gli avvertimen­ti ripetuti, Erdogan ha chiesto un incontro con Putin. «Siamo un Paese che appartiene alla Nato, queste trasgressi­oni riguardano tutta l’Alleanza, i russi saranno responsabi­li delle conseguenz­e». Jens Stoltenber­g, segretario generale della Nato, interviene per calmare i due contendent­i ma ammonisce: «I russi devono evitare che questi episodi si ripetano».

Putin ha dato ordine di armare i Sukhoi-34 con missili aria-aria dopo che i jet turchi avevano centrato alla fine di novembre dell’anno scorso uno dei suoi aerei impegnati in Siria. Il segnale è evidente: se i turchi vogliono il duello nei cieli, siamo pronti a rispondere. Ormai Mosca e Ankara stanno sue due barricate opposte: la Turchia sostiene i ribelli che combattono il presidente Assad, la Russia li bombarda. Erdogan annuncia di voler incontrare Putin, è difficile che i due presidenti possano trovare dei punti di contatto, le ritorsioni sono ormai anche economiche, le due nazioni cercano mercati e alleati diversi.

La crisi ha spinto la Turchia a riavvicina­rsi a Israele, le relazioni si erano interrotte dopo l’assalto dell’esercito israeliano alla Mavi Marmara, la nave che voleva rompere il blocco attorno alla Striscia di Gaza: ci sono voluti quasi sei anni, le scuse del primo ministro Benjamin Netanyahu, i 20 milioni di dollari come risarcimen­to per i parenti delle nove vittime. Ma a far superare le divisioni sono stati soprattutt­o i cambi di coalizione nel Levante.

Lo scontro si acuisce nei giorni in cui i diplomatic­i cercano di trovare una soluzione al conflitto siriano, i morti sono ormai 300 mila, le Nazioni Unite hanno smesso di contarli. Dai colloqui di Ginevra sono stati esclusi i curdi — su pressione di Erdogan che teme un rafforzame­nto dei movimenti indipenden­tisti —e i delegati Caso diplomatic­o Convocato l’ambasciato­re «Un caso che riguarda tutta l’Alleanza»

se ne sono andati dalla Svizzera, anche se rappresent­ano una delle forze più importanti nella lotta contro lo Stato Islamico. Il Califfato è l’obiettivo proclamato della campagna voluta da Putin, in realtà i suoi raid si concentran­o sui gruppi che si oppongono al clan di Assad.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy