Berlino cauta dopo il vertice Sul caso Turchia il test decisivo
BERLINO Il giorno dopo l’incontro tra Merkel e Renzi, non si può dire che il governo tedesco sia impressionato dal risultato. La dichiarazione di appoggio alla Germania sulla politica verso i rifugiati è naturalmente apprezzata: ma è considerata una dichiarazione che, nella sua consistenza, dovrà essere verificata. Nel vertice di venerdì, ancora una volta a Berlino hanno notato che i due leader affrontano i problemi in modi diversi. La cancelliera tutta sulle concretezze, poca enfasi politica e bassa retorica. Il presidente del Consiglio con dichiarazioni forti ma troppo generali per fare colpo sui tedeschi. Le critiche pubbliche sollevate da Matteo Renzi nei mesi scorsi nei confronti della Germania sono lette in questo senso: affermazioni politiche che cadono nel silenzio in Germania. Allo stesso modo, anche la sua intenzione di essere con Berlino sulla questione dei profughi dovrà passare dalla prova dei fatti — dicono fonti vicine al governo tedesco. Il primo test di questa «alleanza» sarà la caduta del veto che Roma ha messo sullo sblocco dei fondi alla Turchia perché trattenga i profughi nei suoi campi, forse già nei prossimi giorni. Ma anche dopo, recuperare il feeling che tra Renzi e Angela Merkel sembrava essersi stabilito fino all’estate scorsa sarà una strada in salita. Dopo i conflitti e le delusioni con i governi di Berlusconi, la cancelliera aveva riposto fiducia nei governi di Monti e di Letta, ma le vicissitudini della politica italiana l’hanno poi spinta in una posizione guardinga. E l’apertura di credito a Renzi è vacillata dopo il consiglio europeo dello scorso dicembre nel quale il premier italiano l’ha attaccata in pubblico. Frau Merkel vuole un buon rapporto con l’Italia. A maggior ragione in un momento in cui in Europa si sente isolata. Ma non fa aperture se non ha la massima fiducia, anche perché, sotto la pressione dei rifugiati, i suoi spazi di manovra per compromessi sono molto più stretti che in passato. Anche l’invito che ha fatto a Renzi per coordinare le posizioni tra Berlino e Roma prima dei vertici europei, come lei già fa con Parigi, è semplicemente un ritorno a quello che si faceva con Monti e Letta, notano nel governo tedesco: fu Renzi a rifiutare pubblicamente incontri ristretti preventivi per preparare i consigli europei.