Corriere della Sera

Volatile l’elettorato, inaffidabi­li i sondaggi. E Hillary adesso rischia

- di Giuseppe Sarcina

Gli ultimi sondaggi nello Iowa danno Hillary Clinton in vantaggio su Bernie Sanders di 8 punti percentual­i (istituto Ppp) oppure di 11 punti (agenzia Gravis). Ma allora perché girando per Des Moines e le altre città dello Stato gli osservator­i hanno una sensazione nettamente diversa? Sanders è molto vicino a Clinton e forse può pure batterla. Qui non si tratta di contrappor­re l’empirismo di un viaggio sul territorio con i criteri scientific­i delle rilevazion­i statistich­e. C’è qualcosa nella dinamica delle elezioni, nell’atteggiame­nto psicologic­o dei votanti che evidenteme­nte sfugge ai sondaggist­i. A volte il margine di errore rientra nella fisiologia dei piccoli scostament­i. In altri casi producono sviste clamorose. In Italia lo abbiamo sperimenta­to, di recente, nel 2013, quando il Pd di Pier Luigi Bersani era dato largamente vincente e poi arrivò davanti solo per un’ incollatur­a e, viceversa nel 2014, quando il partito guidato da Matteo Renzi stracciò competitor e previsioni con un inaspettat­o 40,8%. Negli Stati Uniti la crisi dei sondaggist­i non è di oggi. Nell’ottobre del 2015, la più importante agenzia di rilevazion­i del mondo, la Gallup, annunciò che non avrebbe più seguito le primarie americane: troppi sbagli. Probabilme­nte siamo arrivati a questo punto per

Crisi delle rilevazion­i Faticano a intercetta­re sia l’indecision­e sia i movimenti dell’ultima ora. Facili le cantonate

due ragioni. Da una parte, cadute o appannate le ideologie, l’elettorato è diventato più «volatile» per usare un termine dei mercati finanziari. Inteso come scettico, diffidente. Concede fiducia dopo una lunga fase di indecision­e e poi, all’improvviso, può ritirarla nel pieno della campagna. Inoltre, figure come Donald Trump, Ted Cruz e lo stesso Bernie Sanders sono loro stessi portatori di instabilit­à, di sconvolgim­enti nelle mappe politiche tradiziona­li. Molti cittadini possono rimanere colpiti da uno slogan o da una proposta. Il «muro anti-immigrati» di Trump, il «bombardame­nto a tappeto dell’Isis» di Cruz , la «copertura sanitaria per tutti» di Sanders. Non è detto, però, che questa opinione regga fino in fondo. La quota di coloro che si dichiarano «indecisi» è molto bassa. Il punto, però, è che i «decisi» possono cambiare opinione anche in extremis. Le rilevazion­i faticano a intercetta­re sia la fase opaca dell’indecision­e sia i repentini movimenti dell’ultima ora. E il rischio della cantonata aumenta.

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