Volatile l’elettorato, inaffidabili i sondaggi. E Hillary adesso rischia
Gli ultimi sondaggi nello Iowa danno Hillary Clinton in vantaggio su Bernie Sanders di 8 punti percentuali (istituto Ppp) oppure di 11 punti (agenzia Gravis). Ma allora perché girando per Des Moines e le altre città dello Stato gli osservatori hanno una sensazione nettamente diversa? Sanders è molto vicino a Clinton e forse può pure batterla. Qui non si tratta di contrapporre l’empirismo di un viaggio sul territorio con i criteri scientifici delle rilevazioni statistiche. C’è qualcosa nella dinamica delle elezioni, nell’atteggiamento psicologico dei votanti che evidentemente sfugge ai sondaggisti. A volte il margine di errore rientra nella fisiologia dei piccoli scostamenti. In altri casi producono sviste clamorose. In Italia lo abbiamo sperimentato, di recente, nel 2013, quando il Pd di Pier Luigi Bersani era dato largamente vincente e poi arrivò davanti solo per un’ incollatura e, viceversa nel 2014, quando il partito guidato da Matteo Renzi stracciò competitor e previsioni con un inaspettato 40,8%. Negli Stati Uniti la crisi dei sondaggisti non è di oggi. Nell’ottobre del 2015, la più importante agenzia di rilevazioni del mondo, la Gallup, annunciò che non avrebbe più seguito le primarie americane: troppi sbagli. Probabilmente siamo arrivati a questo punto per
Crisi delle rilevazioni Faticano a intercettare sia l’indecisione sia i movimenti dell’ultima ora. Facili le cantonate
due ragioni. Da una parte, cadute o appannate le ideologie, l’elettorato è diventato più «volatile» per usare un termine dei mercati finanziari. Inteso come scettico, diffidente. Concede fiducia dopo una lunga fase di indecisione e poi, all’improvviso, può ritirarla nel pieno della campagna. Inoltre, figure come Donald Trump, Ted Cruz e lo stesso Bernie Sanders sono loro stessi portatori di instabilità, di sconvolgimenti nelle mappe politiche tradizionali. Molti cittadini possono rimanere colpiti da uno slogan o da una proposta. Il «muro anti-immigrati» di Trump, il «bombardamento a tappeto dell’Isis» di Cruz , la «copertura sanitaria per tutti» di Sanders. Non è detto, però, che questa opinione regga fino in fondo. La quota di coloro che si dichiarano «indecisi» è molto bassa. Il punto, però, è che i «decisi» possono cambiare opinione anche in extremis. Le rilevazioni faticano a intercettare sia la fase opaca dell’indecisione sia i repentini movimenti dell’ultima ora. E il rischio della cantonata aumenta.