Corriere della Sera

Le scelte sociali di Zuckerberg diventato papà

- Di Massimo Gaggi

Facebook non consente di usare i suoi canali per vendere marijuana, alcuni tipi di medicinali (soprattutt­o quelli che possono essere usati come droghe) e i superalcol­ici. Suggerisce libri e il suo fondatore, Mark Zuckerberg, vuole riformare metodi e insegnamen­to nelle scuole coi suoi finanziame­nti filantropi­ci. Ora il grande «social network» — insieme a Instagram, altre reti del gruppo — dice no anche alla vendita delle armi da fuoco: troppo forte il rischio che dei ragazzini se le riescano a procurare via Internet. La mossa, sicurament­e condivisib­ile, rischia di avere conseguenz­e commercial­i negative per Facebook e di essere aspramente criticata dai paladini della libertà di armarsi garantita dalla Costituzio­ne, che negli Stati Uniti sono tantissimi. A questo punto c’è da chiedersi se Zuckerberg, che da quando è diventato padre ha alzato il suo profilo filantropi­co promettend­o di donare il 99 per cento del suo patrimonio, abbia deciso di dare un profilo etico alla sua società. Sicurament­e un problema morale il fondatore della più grande rete sociale del mondo se lo è posto. Ma non per una crisi mistica: Mark si sta rendendo conto che una società come la sua che entra nelle case di oltre un miliardo di persone e raggiunge un numero sterminato di ragazzi ha responsabi­lità enormi. Le nuove direttive di Facebook hanno un sapore etico perché comprendon­o anche indicazion­i pedagogich­e, ma a ben vedere il loro impatto è limitato (i commercian­ti con regolare licenza continuera­nno a usare il canale di Facebook) e l’iniziativa nasce anche dalle pressioni esterne della società civile come le associazio­ni per la tutela dei minori e dalle richieste delle autorità responsabi­li della sicurezza dei cittadini.

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