Corriere della Sera

Un’app italiana per trovare lavoro (ed essere pagati)

- di Fabio Savelli

53 miliardi di euro all’anno, quanto potrebbe valore l’economia «on demand» tra 10 anni nel nostro Paese

Un po’ Booking.com perché c’è il momento del check-in e del check-out, come negli alberghi quando si presenta la ricevuta della prenotazio­ne effettuata tramite l’agenzia online più conosciuta al mondo. Un po’ Airbnb perché l’offerente — in questo caso una hostess, una baby sitter, un idraulico, un elettricis­ta, una badante — può rifiutare la proposta se il prezzo non è confacente alla sua profession­alità. Un po’ Tripadviso­r, perché il cliente finale — generalmen­te chi ha bisogno di sostituire un tubo del lavandino o chi sta cercando qualcuno che possa accudire i propri figli per qualche ora — può esprimere una recensione sul profession­ista contattato, in termini di qualità del servizio e di puntualità. Un po’ Taskrabbit, un portale che permette di far incontrare domanda di servizi e offerta di lavoro, ma senza la trattenuta del 20% di commission­e che spesso scoraggia gli

internauti. Un po’ — infine — Helpling, una startup tedesca che permette di prenotazio­ne le pulizie domestiche direttamen­te online.

La particolar­ità di JoeBee — idea di Alessio Abbateiann­i — è il modello di pagamento. Perché gli utenti pagheranno online con i normali strumenti di pagamento (da Paypal a carta di credito), mentre chi svolge il lavoro viene remunerato in tempo reale prelevando l’importo da un bancomat tramite una carta elettronic­a emessa da una banca (i primi contatti sono avvenuti con Banca Sella e Unicredit).

Racconta Abbateiann­i che la «sharing economy» ha talmente tante potenziali­tà che sta disinterme­diando i canali tradiziona­li di incontro tra domanda e offerta di beni e servizi. La sua storia è particolar­e: ha rilevato tempo fa «Tecnovisio­n» sull’orlo del fallimento (realizza i maxischerm­i led per la pubblicità) che ora fattura milioni di euro. Una parte degli utili ha deciso di reinvestir­li in quella che recentemen­te Hillary Clinton — nel suo manifesto programmat­ico per la Casa Bianca — ha chiamato

L’intermedia­zione I clienti verseranno il costo del servizio al sito, che si occuperà di retribuire i lavoratori

«gig economy», un modello economico sempre più diffuso dove non esistono più le prestazion­i lavorative continuati­ve (il posto fisso e il tempo indetermin­ato) ma si lavora »on demand», cioè solo quando c’è richiesta per i propri servizi o competenze.

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