Un’app italiana per trovare lavoro (ed essere pagati)
53 miliardi di euro all’anno, quanto potrebbe valore l’economia «on demand» tra 10 anni nel nostro Paese
Un po’ Booking.com perché c’è il momento del check-in e del check-out, come negli alberghi quando si presenta la ricevuta della prenotazione effettuata tramite l’agenzia online più conosciuta al mondo. Un po’ Airbnb perché l’offerente — in questo caso una hostess, una baby sitter, un idraulico, un elettricista, una badante — può rifiutare la proposta se il prezzo non è confacente alla sua professionalità. Un po’ Tripadvisor, perché il cliente finale — generalmente chi ha bisogno di sostituire un tubo del lavandino o chi sta cercando qualcuno che possa accudire i propri figli per qualche ora — può esprimere una recensione sul professionista contattato, in termini di qualità del servizio e di puntualità. Un po’ Taskrabbit, un portale che permette di far incontrare domanda di servizi e offerta di lavoro, ma senza la trattenuta del 20% di commissione che spesso scoraggia gli
internauti. Un po’ — infine — Helpling, una startup tedesca che permette di prenotazione le pulizie domestiche direttamente online.
La particolarità di JoeBee — idea di Alessio Abbateianni — è il modello di pagamento. Perché gli utenti pagheranno online con i normali strumenti di pagamento (da Paypal a carta di credito), mentre chi svolge il lavoro viene remunerato in tempo reale prelevando l’importo da un bancomat tramite una carta elettronica emessa da una banca (i primi contatti sono avvenuti con Banca Sella e Unicredit).
Racconta Abbateianni che la «sharing economy» ha talmente tante potenzialità che sta disintermediando i canali tradizionali di incontro tra domanda e offerta di beni e servizi. La sua storia è particolare: ha rilevato tempo fa «Tecnovision» sull’orlo del fallimento (realizza i maxischermi led per la pubblicità) che ora fattura milioni di euro. Una parte degli utili ha deciso di reinvestirli in quella che recentemente Hillary Clinton — nel suo manifesto programmatico per la Casa Bianca — ha chiamato
L’intermediazione I clienti verseranno il costo del servizio al sito, che si occuperà di retribuire i lavoratori
«gig economy», un modello economico sempre più diffuso dove non esistono più le prestazioni lavorative continuative (il posto fisso e il tempo indeterminato) ma si lavora »on demand», cioè solo quando c’è richiesta per i propri servizi o competenze.