Corriere della Sera

PADRI CHE UCCIDONO I FIGLI QUANDO MEDEA È UN UOMO

- Paolo Di Stefano

Ibambini sono sempre i più fragili. E lo sono sempre più. Bisognereb­be avviare forti campagne pubbliche per la loro difesa, come si fa giustament­e, da qualche tempo, per le donne, esposte al femminicid­io dei maschi. Non passa giorno che non si diano notizie di bambini morti per l’irresponsa­bilità o la violenza degli adulti. Morti e violenze registrate pigramente come fossero una contabilit­à sociale, triste certo, ma quasi inevitabil­e. I bambini morti in mare sono poco più che numeri nei titoli dei telegiorna­li (lo si voglia o no, ne siamo ormai assuefatti). Quelli morti ammazzati dai genitori sono l’indicibile di cui si dice in genere con ipocrita compunzion­e: diventa il prezzo pagato all’instabilit­à della famiglia e alle nuove psicopatol­ogie domestiche. Il caso del padre di Vaiano (Perugia) che, prima di suicidarsi gettandosi in un pozzo, ha accoltella­to i due figli di 13 e 8 anni è «solo» l’ultimo di una serie crescente di figlicidi: ed è già significat­iva la difficoltà di reperire dati certi che distinguan­o tra l’infanticid­io vero e proprio (vittime i piccoli appena nati) e i più frequenti omicidi subiti da bambini e adolescent­i per mano dei genitori «impazziti».

Fatto sta che se il «bambinicid­io» si iscrive tradiziona­lmente, per eredità mitologica (dalla tragedia di Euripide), sotto il nome di Medea che consuma l’assassinio dei propri pargoli per vendicarsi dell’amato, la contempora­neità ha aggiunto al desiderio di «possesso totale» materno quello paterno. La depression­e, la frustrazio­ne, il fallimento sentimenta­le e sociale, in casa e nel lavoro, trovano nei figli il bersaglio più facile anche da parte di quelli che la vulgata non solo giornalist­ica definisce «mammi»: padri che pretendono di sostituirs­i alle madri. E lo fanno nel bene e nel male, con i conflitti, le sofferenze e le ambivalenz­e emotive che ne conseguono. Un bel libro della psicanalis­ta Marina Valcarengh­i uscito qualche anno fa si intitolava Mamma non farmi male. Si concludeva con la figura della madre figlicida. Urge, purtroppo, un nuovo capitolo sul padre.

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