Corriere della Sera

Fisco, contrattac­co americano: Bruxelles tartassa le nostre aziende

Dopo l’offensiva Ue, le multinazio­nali chiedono rimborsi agli Usa. Che ora scendono in campo

- Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it

Le accuse

Se il governo americano avesse un suo commercial­ista come lo può avere qualsiasi normale cittadino, questi sarebbe Robert Stack. Che infatti, negli ultimi giorni, fa quel che fa ogni commercial­ista del mondo: difende il suo cliente, accusando il fisco di tartassarl­o ingiustame­nte. Il Fisco in questione è l’Unione Europea, la Commission­e Europea. Il cliente o i clienti di Stack, dirigente del Tesoro Usa incaricato della politica fiscale internazio­nale, sono appunto il governo americano e almeno ufficiosam­ente le grandi multinazio­nali Usa come Apple, McDonald’s, Amazon, Google e Starbucks: che Bruxelles, sostiene il «commercial­ista», tratta iniquament­e, a colpi di ammende siderali retroattiv­e, mentre chiude un occhio sulle furbizie delle aziende europee in sintonia con i loro governi.

L’ultimo attacco, durissimo, è rimbalzato ieri dal «Financial Times». Il governo Usa scende direttamen­te in campo a fianco del business nazionale. Bruxelles, sostiene Stack, esige dai colossi americani per le loro attività nella Ue delle tasse che spetterebb­ero invece a Washington. E i colossi poi battono cassa proprio a Washington, chiedono un rimborso agli esattori di casa propria. Così facendo, Bruxelles colpirebbe più o meno direttamen­te gli interessi nazionali americani: poco meno che un’accusa di estorsione nei suoi confronti. E questa

Google è stata accusata in Italia di non aver pagato tasse per 230 milioni di euro

stessa accusa, Stack la pronuncia dopo aver incontrato i capi dell’Antitrust Ue, alla ricerca di una mediazione su multe miliardari­e. Gli risponde un’acre battuta che circola da tempo negli stessi ambienti dell’Antitrust: Stack ha avuto un omonimo, un attore americano, i cui film più noti si intitolava­no «Misteri insoluti» e «Gli intoccabil­i»: forse questi titoli si riferivano già ai presunti maxievasor­i della finanza e dell’informatic­a yankee? Così la mediazione non decolla, e la tensione Usa-Ue è sempre più alta come del resto è accaduto e accade quasi in ogni campo, dai controlli su Internet ai negoziati sul commercio transatlan­tico.

Margrethe Vestager, commissari­a Ue alla Concorrenz­a e dunque timoniera dell’Antitrust, ricorda quasi ogni giorno che gli «accordi fra innamorati», così li chiama, fra

Le aziende Da sinistra il logo di Amazon.com, un locale Starbucks e la sede di Google a Mountain View. I tre colossi sono stati a più riprese messi sotto la lente sul fronte fiscale. Il capitolo delle tasse è un tema di confronto tra Usa e Ue

certi governi europei piuttosto indulgenti in tema di Fisco e certe multinazio­nali poco propense a lasciarsi tassare, non possono essere tollerati. Ma vale per le imprese americane come per quelle inglesi, olandesi, o di qualunque altro Stato, viene precisato subito.

E Google, per esempio, non deve tanto prendersel­a con Bruxelles ma con Londra, se accetta di pagare ora al governo britannico 171 milioni di euro in tasse dovute e mai pagate. Per Stack e anche per il capo della Apple Tim Cook, arrivato a Bruxelles l’altro giorno, le volpi europee non possono far pagare le loro astuzie al contribuen­te americano. Per Vestager, gli accordi contro la doppia tassazione non possono diventare accordi per una tassazione a zero.

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