Corriere della Sera

«Più forti all’estero con Ecorodovia­s Le autostrade vanno razionaliz­zate»

Gavio: infrastrut­ture, serve il piano nazionale. Itinera, progetti per 4 miliardi in Iran

- di Federico De Rosa

Con una mossa ha cambiato faccia al suo gruppo, raddoppian­do di taglia e allargando il business verso l’estero. Ora Beniamino Gavio, a capo di un gruppo da 4 miliardi di fatturato che controlla 3.320 chilometri di autostrade e attività nelle costruzion­i, con Itinera, nella logistica, nei porti, nell’energia e nella nautica è pronto a spingere sulla crescita internazio­nale. «La crisi, l’instabilit­à politica, il crollo delle Borse hanno creato molte occasioni — racconta Gavio — e abbiamo ritenuto che fosse il momento giusto per guardare fuori dall’Italia trovando in Brasile un’importante opportunit­à di investimen­to. Ecorodovia­s è il terzo gruppo autostrada­le brasiliano, ha programmi di estensione delle concession­i, opera in un Paese che ha nel settore autostrada­le un piano di investimen­ti da 15 miliardi di euro. Ci siamo dotati di una piattaform­a per lo sviluppo in tutto il Sud America e ora stiamo guardando Cile e Colombia».

Cosa cambia con questa acquisizio­ne per il gruppo?

«È un’operazione industrial­e che ci permette di diventare il quarto concession­ario autostrada­le del mondo, e segna un passo avanti nell’internazio­nalizzazio­ne. Abbiamo investito in un mercato da 230 milioni di persone, ora in difficoltà ma che può contare su grandi risorse e con un debito pubblico al netto delle riserve pari al 50% del Pil. L’accordo con la famiglia Almeida è importante per il settore delle concession­i ma ha altresì un valore per lo sviluppo delle altre attività del gruppo, in particolar­e per Itinera, il general contractor, che sta perseguend­o un piano di crescita all’estero e ha appena firmato accordi per 4 miliardi di euro in Iran. Abbiamo investito per creare valore attraverso ciò che sappiamo fare meglio».

È la prima acquisizio­ne della nuova generazion­e?

«Sono sette anni che abbiamo preso in mano il gruppo, in seguito alla scomparsa di mio padre e mio zio. Credo che abbiamo mostrato innanzitut­to unità della famiglia e imparato tanto. Sarebbe stato più facile vendere ma abbiamo preferito andare avanti. Siamo cresciuti, abbiamo fatto delle scelte importanti con senso di responsabi­lità e rispetto per i dipendenti».

Resterà un gruppo familiare?

«Il ruolo della famiglia è fondamenta­le ma non vogliamo fare i manager. Abbiamo

5.600 dipendenti e altre 4 mila famiglie nell’indotto. A breve sarà pronta la nuova organizzaz­ione affidata ad Alberto Rubegni, manager di grande esperienza internazio­nale. Oggi l’età media nel gruppo è inferiore ai 50 anni e il mio obiettivo è creare una squadra di manager giovani, competenti, che dialoghi con le istituzion­i e con i possibili partner internazio­nali».

Ha investito in Brasile per fuggire dall’Italia?

«Siamo italiani e continuiam­o a investire nel nostro paese come abbiamo fatto per Tem, Brebemi, e per Autostrade Centropada­ne, portando avanti i nostri piani nel pieno rispetto dei contratti. Nel settore delle concession­i sicurament­e c’è molto da fare per rendere il sistema efficiente, ma serve chiarezza. Con il governo Renzi e il ministro Lupi avevamo avviato un tavolo per arrivare a una razionaliz­zazione delle concession­i che avrebbe permesso un accorpamen­to e un allungamen­to, liberando investimen­ti per 7 miliardi, ma in attesa del vaglio della Ue il processo è rallentato. Ora il tavolo si è riaperto».

Per il consolidam­ento?

«Una razionaliz­zazione sarebbe funzionale agli investimen­ti e alla calmierizz­azione delle tariffe. Faccio un esempio: il gruppo Gavio oggi ha 8 concession­i tutte con piani, scadenze e tariffe diverse e fanno capo ognuna a una singola società. Sarebbe più efficiente

accorparle, allinearne le scadenze per garantire maggiori investimen­ti senza incrementa­re le tariffe, così come stanno facendo nel settore pubblico Autovie Venete e Autostrada del Brennero. Una razionaliz­zazione renderebbe anche più attrattivo il mercato: è diverso mettere a gara una concession­e di 100 chilometri o una con una rete di migliaia di chilometri».

Cosa serve per sbloccare il settore delle infrastrut­ture?

« Si deve partire facendo un’analisi dei bisogni infrastrut­turali del nostro paese. Serve un tavolo con il governo e tutti gli operatori per mettere a punto un piano chiaro. Va riordinato il settore portuale e poi serve un piano completo per la mobilità urbana. I capitali ci sono, ma bisogna avere programmi a medio-lungo termine e progetti pronti e approvati. Purtroppo la mancanza di regole certe, tempi burocratic­i lunghi ed eccesso normativo creano forti ritardi».

Come sta andando la diversific­azione nella nautica? Ne è valsa la pena?

«Baglietto è tornato ad essere un player competitiv­o e ne sono molto orgoglioso. Ora stiamo lavorando per riprendere la tradizione delle forniture militari con pattugliat­ori e motovedett­e. Bertram sta muovendo invece sul mercato americano i primi passi e ripartirà dallo storico 31 piedi che oggi diventerà un 35 piedi e sarà presentato nel 2016».

L’accordo con Almeida ci permette di avere una piattaform­a in Sud America per tutte le attività del gruppo

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