Province, ex dipendenti ora in cancelleria
Tra Regioni e tribunali, dove sono finiti 18 mila lavoratori degli enti locali chiusi
20 mila i dipendenti che passano dalle Province alle Regioni, per effetto dell’abolizione delle prime 2
mila i dipendenti delle Province ancora in attesa di una sistemazione in altri uffici pubblici
In Emilia-Romagna e Veneto di persone da trasferire non ce ne sono più. Nelle Marche ne restano appena 12, in Piemonte 16, in Toscana 30. Briciole. E anche il totale nazionale non è quel numerone che molti temevano: sui 20 mila dipendenti da spostare dalle vecchie province, quelli ancora in attesa di sistemazione sono 1.957. Uno su dieci. Hanno ancora un anno di tempo per trovare una nuova destinazione: dal primo gennaio del 2017 scatterà per loro la mobilità, cioè il taglio dello stipendio e il successivo rischio di licenziamento. Ma fra qualche settimana dovrebbe aprirsi una nuova possibilità, con un bando per le cancellerie dei tribunali nel quale avranno una corsia preferenziale. «Possiamo dire che l’operazione è sostanzialmente riuscita» dice Achille Variati, sindaco di Vicenza, presidente dell’Unione delle Province. E qui si impone un chiarimento per chi si è perso qualche puntata. Le province non hanno più organi politici eletti dal popolo, con assessori e consiglieri «di carriera». Ma esistono ancora come organi amministrativi, guidati dai sindaci della zona. Hanno perso una parte dei loro compiti e una parte dei loro dipendenti. Quella che è stata fatta, quindi, è stata davvero la più grande operazione di mobilità della storia d’Italia. Ma, senza qualche eccezione, non sarebbe arrivata in porto. Cosa è successo?
I primi dipendenti a spostarsi, un migliaio, sono andati proprio nelle cancellerie dei tribunali, dove potrebbero essere raggiunti da altri colleghi nei prossimi mesi. La fetta più grande, 6.700, sono passati alle Regioni. Hanno conservato lo stipendio che avevano, più basso rispetto a quelli delle Regioni. Di eventuale aumento se ne parlerà al momento del rinnovo del contratto della categoria. Ma la strada è ancora lunga. Altri 6.200 mila dipendenti, quelli dei centri per l’impiego, passeranno alla nuova Agenzia per le politiche attive del lavoro. Ma la cosa deve essere ancora formalizzata. Poi ci sono i poliziotti provinciali, circa 2.500: si era pensato di farli passare nel Corpo forestale, che però sta per traslocare a sua volta verso l’Arma dei carabinieri. Alla fine resteranno dove sono, anche perché una legge vieta alle Regioni di istituire una corpo di polizia. Un aiuto, poi, è arrivato dai pre pensionamenti: 2 mila dipendenti delle province hanno lasciato il lavoro prima del previsto, perché a loro è stato permesso di andare in pensione con le vecchie regole, quelle pre Fornero. C’è da vedere se la stessa valvola di sfogo sarà utilizzata quando si comincerà ad accorpare le società partecipate dagli enti locali, come previsto dalla riforma della pubblica amministrazione.