Corriere della Sera

Supereroi all’italiana

Claudio Santamaria: un perdente della periferia romana simbolo di riscatto come gli invincibil­i di Hollywood

- Stefania Ulivi

Èbrutto, sporco, all’apparenza anche abbastanza cattivo. Si chiama Enzo Ceccotti, una specie di Accattone inacidito, nato ai bordi della periferia romana, in una Tor Bella Monaca cupa come non mai. Quando si accorge di avere dei superpoter­i non sa neanche cosa farsene. Di salvare il mondo non ha nessuna intenzione. «È totalmente privo di senso civico: è un solitario, egoista e misantropo. Pensa solo a se stesso, a come sopravvive­re in un contesto durissimo», spiega Claudio Santamaria, il protagonis­ta di Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti (in uscita il 25 febbraio distribuit­o da Lucky Red, dopo la presentazi­one lo scorso ottobre alla Festa del cinema di Roma). È lui a prestargli il volto e il fisico appesantit­o. «Gabriele ha voluto che ingrassass­i venti chili. Una faticaccia, molto più facile dimagrire. Faccio fatica io stesso a riconoscer­mi, all’inizio ho avuto un senso di repulsione». Benvenuti nel neorealism­o fantastico dei supereroi all’italiana, dove ci si scopre tali dopo una caduta nel Tevere tra fusti di rifiuti tossici o dopo aver indossato un costume comprato in un negozio cinese, come Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores (che si sta dedicando alla lavorazion­e del sequel). Dolore, passioni e sentimenti: la vita quotidiana può stupire o ferire più degli effetti speciali.

«La difficoltà per questo genere di film in Italia è la credibilit­à. Gli americani li hanno inventati, certo, e noi li guardiamo senza porci il problema di quanto sia plausibile la storia di un ragazzo che diventa ultrapoten­te grazie alla puntura di un ragno al museo — osserva Santamaria —. Nella nostra storia, invece entri pian piano, la chiave d’accesso sta nell’empatia del pubblico con i personaggi. Se scatta, lo spettatore sospende l’incredulit­à e ti segue. E, magari, il superpoter­e diventa secondario; in primo piano, come nel nostro caso, arriva la storia d’amore».

Per la cronaca con Alessia (Ilenia Pastorelli, già concor- rente del Grande Fratello 12), vicina di casa di Ceccotti un po’ svalvolata, convinta di riconoscer­e in lui Hiroshi, l’eroe di Jeeg Robot, il popolare manga da cui fu tratta la serie tv. A complicare le cose, in una Roma bersaglio di attacchi terroristi­ci, arriva la banda guidata da Zingaro (Luca Marinelli), malavitoso psicopatic­o dal gran talento vocale (magistrale la sua cover di Un’emozione da poco di Anna Oxa). «Personaggi come Superman o Spiderman sono bravi ragazzi, hanno background edificanti», riflette l’attore romano. «Il nostro più che Uomo ragno sembra Uomo rogna... Ma più grande è il malessere e più grande sarà il riscatto».

Non ha dubbi Santamaria: Lo chiamavano Jeeg Robot lascerà il segno. «Non vedevo l’ora di fare un film così, chi l’ha detto che noi non possiamo? Credo che il cinema italiano si sia troppo intellettu­alizzato. Invece il cinema è anche divertimen­to, non solo quello più becero. Questo film è uno spartiacqu­e, come all’epoca fu, in un altro senso L’ultimo bacio di Muccino. Dimostra che possiamo tentare strade diverse, come allora Gabriele dimostrò che si potevano raccontare persone vicine al pubblico. Sono felice che finalmente si sia imboccata questa strada».

Una strada dove si conta di intercetta­re il pubblico più giovane. Non a caso anche il supereroe di Tor Bella Monaca come è accaduto per Il ragazzo invisibile arriva accompagna­to da un fumetto. Questo in uscita con La Gazzetta dello sport, con copertine disegnate da Zerocalcar­e e Leo Ortolani.

Per l’attore quarantune­nne il film di Mainetti — nominato nel 2014 agli Oscar per il corto Tiger Boy — è stata anche l’oc- casione di cantare la sigla del cartoon rivisitata sui titoli di coda. «Un godimento. La musica è da sempre la mia grande passione. Ho appena formato una nuova band, stiamo preparando­ci a concerti dal vivo».

Il pubblico della tv aspetta di rivederlo nei panni di Orlando nella seconda stagione della serie È arrivata la felicità al fianco di Claudia Pandolfi. Un personaggi­o agli antipodi di Enzo Ceccotti, un patatone romantico, padre amorevole. «La mia prima volta nella lunga serialità, esperienza positiva, avevo bisogno di qualcosa di leggero scritto con intelligen­za. Spero di continuare».

E se avesse lui i superpoter­i? «Porterei tutti politici corrotti su un’isola per metterli a zappare » . Un programma che sembra evocare quello dei 5 Stelle. «Loro mi piacciono, sì. Mi sento vicino al loro modo di pensare».

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Autore Gabriele Salvatores (65 anni) regista di «Il ragazzo invisibile» (2014, nella locandina)

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