«Il mio film parla di amicizia Nessun sessismo»
Caro direttore, mi permetto di scriverle perché ho letto sul suo giornale la critica al mio film Se mi lasci non vale. Non entro nel merito e nei contenuti del giudizio. Faccio l’artista e quindi devo rispettare il gusto di chi mi guarda. C’è però sia nel titolo che nell’articolo, un termine davvero usato con leggerezza. Si definisce la mia commedia «sessista»! È un termine infamante, almeno per il significato che io attribuisco a questa parola. Sessista per me significa maschilista, prepotente con le donne. Non posso accettarlo. Oltretutto quando viene usato per un film davvero senza alcuna pretesa ideologica. Ma non voglio parlare del film. Chi vorrà lo vedrà. Mi chiedo, e le chiedo signor direttore: in un momento così delicato (dai fatti di Colonia ai nudi impacchettati), in cui si discute spesso con tanta acrimonia di argomenti che riguardano il difficile rapporto tra i sessi (coppie di fatto, matrimoni gay), le appare opportuno usare un termine così pesante per una commedia comica e senza alcuna pretesa di dare risposte, una commedia che parla di amore e di amicizia?