Il prezzo del gas russo, arma spuntata di Putin
Vladimir Putin ha parecchi problemi, a causa del crollo del prezzo dell’energia. Non solo perché dal petrolio e dal gas estratto nel Paese dipende gran parte dell’economia russa. Ma perché da quello dipende anche in buona misura la sua capacità di influenza nei confronti dell’Europa. La politica delle materie prime, in un certo senso sostituto della politica delle cannoniere, è stata usata dal presidente russo per creare divisioni tra i Paesi europei: premiarne alcuni con prezzi bassi, punirne altri con prezzi alti. Nel 2013, quando l’energia era ancora cara anche se non più ai massimi del 2012, la quasi monopolista Gazprom vendeva mille metri cubi di gas per
379 dollari alla Germania, addirittura per 166 alla Bielorussia ma per 485 all’Ucraina.
La mappa dei costi del gas russo (al 2013) è stata tracciata da Radio Free Europe su dati ufficiali di Mosca ed europei e ripubblicata dal sito web Tableau Public. A parte le due grandi privilegiate, Bielorussia e Armenia ( 189 dollari), i Paesi dove Gazprom vendeva ai prezzi più bassi erano la Germania, la Francia ( 394 dollari per mille metri cubi), l’Ungheria ( 391), l’Austria ( 397), l’Olanda ( 371), la Moldavia ( 368) e la Finlandia ( 385). Quelli in qualche modo puniti erano la Polonia (addirittura 526 dollari, il prezzo più alto nella Ue), la Repubblica ceca ( 503), la Lituania ( 500), la Bulgaria ( 501), la Danimarca ( 495), la Grecia ( 478). L’Italia era in una posizione intermedia, 440 dollari per mille metri cubi di gas. Sempre nel 2013, la Germania comprò dalla Russia 40,18 miliardi di metri cubi di gas naturale, l’Italia 25,33. Cioè il 37% in più, ma grazie al prezzo inferiore pagò solo il 27% in più. Le differenze di costo applicate da Gazprom non sono solo scelte strettamente politiche, hanno anche ragioni di distribuzione e contrattuali: ma in buona parte sono orientate dall’uso delle risorse energetiche a fini di politica estera. Succede però che rispetto al giugno 2013 il prezzo del gas russo è crollato: per dire, quello alla frontiera con la Germania del 51% allo scorso dicembre (fonte Fondo monetario internazionale). L’arma diplomatica — ammesso la si possa chiamare diplomatica — nelle mani del Cremlino sembra piuttosto indebolita. E dal momento che l’aspettativa è che i prezzi del gas rimangano bassi a lungo, il momento della leva energetica su buona parte dell’Europa resterà probabilmente dimezzato per parecchio tempo.
@danilotaino