Carlomaurizio Montecucco
Ordinario di reumatologia, Università di Pavia, Policlinico San Matteo ran parte delle persone sviluppa, prima o poi nella vita, l’artrosi. In Italia questa condizione affligge almeno 4 milioni di cittadini. «È una malattia degenerativa legata all’usura della cartilagine che ricopre e protegge le ossa a livello delle articolazioni — spiega Carlomaurizio Montecucco, ordinario di reumatologia all’Università di Pavia, Policlinico S. Matteo —. In condizioni normali la cartilagine ammortizza il carico e, allo stesso tempo, favorisce lo scorrimento dei capi articolari. Se si altera e inizia sfaldarsi perde la sua elasticità, cosa che può portare nel tempo a una sofferenza dell’osso sottostante, che si ispessisce e si deforma. A volte si possono formare beccucci ossei, detti osteofiti, spesso visibili a livello delle mani».
A che cosa è dovuta l’artrosi?
«È il risultato di un’alterazione dell’ equilibrio articolare, che può essere mantenuto solo se un carico normale viene esercitato su una cartilagine normale. Numerosi fattori possono interferire con questo equilibrio. Ci sono persone che costituzionalmente hanno una cartilagine più fragile e quindi più soggetta a usura. Altre volte a favorire i processi degenerativi sono fattori che agiscono sul carico tra cui il sovrappeso, le malformazioni (displasia dell’anca, ginocchio varo o valgo ecc), le sollecitazioni meccaniche legate a particolari attività (uso del martello pneumatico, sport agonistico), i traumi o gli esiti di interventi chirurgici».
Quali sono i sintomi tipici?
«Dolore, rigidità e limitazioni funzionali dell’articolazione. Il dolore aumenta con il movimento e diminuisce con il riposo. La rigidità si avverte soprattutto al mattino o dopo prolungata inattività e dura meno di mezz’ora. Le limitazioni funzionali, in genere, insorgono quando l’artrosi è avanzata. Le articolazioni più colpite sono quelle di mani, ginocchio, anca, alluce e colonna vertebrale».
Come si arriva alla diagnosi?
«Con l’attenta osservazione dei sintomi, eventualmente seguita da una radiografia. Ma va tenuto presente che molte persone, pur avendo segni radiologici di artrosi, non hanno sintomi e quindi non necessitano di cure, ma solo di prevenzione. In casi particolari vale la pena ricorrere a ulteriori indagini, quali l’ecografia, la Tac o la risonanza magnetica».
Che possibilità di cura ci sono?
«Non esistono cure risolutive, ma si può fare molto per evitare che l’artrosi si instauri o peggiori. Per esempio oggi si sottopongono i neonati a controlli dell’anca in modo da correggere subito eventuali malformazioni e prevenire lo sviluppo di artrosi a questa articolazione. Lo stesso vale per il ginocchio varo o valgo che, se grave e non corretto, può favorire la precoce usura della cartilagine. Altro fattore su cui intervenire è il sovrappeso, per diminuire il carico su ginocchio e anca. Quando l’artrosi si è instaurata si può contare su farmaci antidolorifici al bisogno per alleviare i disturbi, fisioterapia e infiltrazioni di acido jaluronico o, in presenza di un’infiammazione acuta localizzata, cortisone. Spesso sono prescritti farmaci condroprotettori (ovvero che proteggono la cartilagine), che hanno un’azione antidolorifica nel lungo termine e sono praticamente privi di effetti collaterali. Discordanti sono, invece, i dati sulla capacità di contrastare i processi artrosici degenerativi. Nei casi più gravi di artrosi, quando questi trattamenti non sono più sufficienti, non resta che ricorre al trattamento chirurgico con il posizionamento di protesi articolari».
Talvolta presente
Spesso presente La tumefazione è dura ed è dovuta alla riduzione dello spazio articolare A volte si sovrappone un rigonfiamento molle
in caso di versamento La diagnosi iniziale si basa sull’osservazione dei sintomi, seguita dalla conferma radiografica La permette di evidenziare La presenza di un restringimento dello spazio articolare, legato alla riduzione della cartilagine L’addensamento dell’osso al di sotto della cartilagine La deformazione dei bordi delle ossa e gli osteofiti, quando l’artrosi è in fase avanzata Nei casi dubbi, si può ricorrere ad altre indagini, tra cui ecografia, Tac e risonanza magnetica Consiste nel correggere eventuali malformazioni
o intervenire sui fattori che favoriscono
o peggiorano l’artrosi Non duraturo Presente soprattutto all’inizio del movimento Diminuisce con il riposo
Compare soprattutto all’inizio del movimento, e poi diminuisce, per ripresentarsi dopo essersi mossi a lungo
Compare anche di notte e/o dopo minimi movimenti o in particolari posizioni Spesso persiste durante il movimento
Assente Compare soprattutto al mattino Dura pochi minuti
È soprattutto mattutina o insorge dopo prolungata inattività È sempre transitoria
Rappresenta un’ottima arma per combattere l’artrosi. Gli esercizi posturali e di tonificazione della muscolatura aiutano a dare sostegno alle articolazioni
Per controllare il dolore si usano analgesici: il paracetamolo è il farmaco di prima scelta. Se è presente un’infiammazione acuta si ricorre agli antinfiammatori. Esistono anche trattamenti analgesici per via locale, come i preparati a base di capsaicina
Assente
Assente Col tempo compaiono
le prime difficoltà nel compiere attività
come vestirsi, salire e scendere le scale ecc
Aumentano le difficoltà a svolgere le attività
ordinarie
gli italiani con artrosi Possono giovare iniezioni di acido ialuronico. In presenza di un’infiammazione acuta, spesso dovuta alla formazione di cristalli di calcio, si può ricorrere anche ad iniezioni intrarticolari di cortisone
Sono farmaci che hanno un’azione analgesica a lungo termine
che potrebbe essere legata a effetti benefici sulla cartilagine, ma non ci sono evidenze certe
Quando il dolore e le limitazioni funzionali diventano molto invalidanti si può ricorrere al trattamento chirurgico di sostituzione dell’articolazione danneggiata con specifiche protesi