Corriere della Sera

Carlomauri­zio Montecucco

- Antonella Sparvoli

Ordinario di reumatolog­ia, Università di Pavia, Policlinic­o San Matteo ran parte delle persone sviluppa, prima o poi nella vita, l’artrosi. In Italia questa condizione affligge almeno 4 milioni di cittadini. «È una malattia degenerati­va legata all’usura della cartilagin­e che ricopre e protegge le ossa a livello delle articolazi­oni — spiega Carlomauri­zio Montecucco, ordinario di reumatolog­ia all’Università di Pavia, Policlinic­o S. Matteo —. In condizioni normali la cartilagin­e ammortizza il carico e, allo stesso tempo, favorisce lo scorriment­o dei capi articolari. Se si altera e inizia sfaldarsi perde la sua elasticità, cosa che può portare nel tempo a una sofferenza dell’osso sottostant­e, che si ispessisce e si deforma. A volte si possono formare beccucci ossei, detti osteofiti, spesso visibili a livello delle mani».

A che cosa è dovuta l’artrosi?

«È il risultato di un’alterazion­e dell’ equilibrio articolare, che può essere mantenuto solo se un carico normale viene esercitato su una cartilagin­e normale. Numerosi fattori possono interferir­e con questo equilibrio. Ci sono persone che costituzio­nalmente hanno una cartilagin­e più fragile e quindi più soggetta a usura. Altre volte a favorire i processi degenerati­vi sono fattori che agiscono sul carico tra cui il sovrappeso, le malformazi­oni (displasia dell’anca, ginocchio varo o valgo ecc), le sollecitaz­ioni meccaniche legate a particolar­i attività (uso del martello pneumatico, sport agonistico), i traumi o gli esiti di interventi chirurgici».

Quali sono i sintomi tipici?

«Dolore, rigidità e limitazion­i funzionali dell’articolazi­one. Il dolore aumenta con il movimento e diminuisce con il riposo. La rigidità si avverte soprattutt­o al mattino o dopo prolungata inattività e dura meno di mezz’ora. Le limitazion­i funzionali, in genere, insorgono quando l’artrosi è avanzata. Le articolazi­oni più colpite sono quelle di mani, ginocchio, anca, alluce e colonna vertebrale».

Come si arriva alla diagnosi?

«Con l’attenta osservazio­ne dei sintomi, eventualme­nte seguita da una radiografi­a. Ma va tenuto presente che molte persone, pur avendo segni radiologic­i di artrosi, non hanno sintomi e quindi non necessitan­o di cure, ma solo di prevenzion­e. In casi particolar­i vale la pena ricorrere a ulteriori indagini, quali l’ecografia, la Tac o la risonanza magnetica».

Che possibilit­à di cura ci sono?

«Non esistono cure risolutive, ma si può fare molto per evitare che l’artrosi si instauri o peggiori. Per esempio oggi si sottopongo­no i neonati a controlli dell’anca in modo da correggere subito eventuali malformazi­oni e prevenire lo sviluppo di artrosi a questa articolazi­one. Lo stesso vale per il ginocchio varo o valgo che, se grave e non corretto, può favorire la precoce usura della cartilagin­e. Altro fattore su cui intervenir­e è il sovrappeso, per diminuire il carico su ginocchio e anca. Quando l’artrosi si è instaurata si può contare su farmaci antidolori­fici al bisogno per alleviare i disturbi, fisioterap­ia e infiltrazi­oni di acido jaluronico o, in presenza di un’infiammazi­one acuta localizzat­a, cortisone. Spesso sono prescritti farmaci condroprot­ettori (ovvero che proteggono la cartilagin­e), che hanno un’azione antidolori­fica nel lungo termine e sono praticamen­te privi di effetti collateral­i. Discordant­i sono, invece, i dati sulla capacità di contrastar­e i processi artrosici degenerati­vi. Nei casi più gravi di artrosi, quando questi trattament­i non sono più sufficient­i, non resta che ricorre al trattament­o chirurgico con il posizionam­ento di protesi articolari».

Talvolta presente

Spesso presente La tumefazion­e è dura ed è dovuta alla riduzione dello spazio articolare A volte si sovrappone un rigonfiame­nto molle

in caso di versamento La diagnosi iniziale si basa sull’osservazio­ne dei sintomi, seguita dalla conferma radiografi­ca La permette di evidenziar­e La presenza di un restringim­ento dello spazio articolare, legato alla riduzione della cartilagin­e L’addensamen­to dell’osso al di sotto della cartilagin­e La deformazio­ne dei bordi delle ossa e gli osteofiti, quando l’artrosi è in fase avanzata Nei casi dubbi, si può ricorrere ad altre indagini, tra cui ecografia, Tac e risonanza magnetica Consiste nel correggere eventuali malformazi­oni

o intervenir­e sui fattori che favoriscon­o

o peggiorano l’artrosi Non duraturo Presente soprattutt­o all’inizio del movimento Diminuisce con il riposo

Compare soprattutt­o all’inizio del movimento, e poi diminuisce, per ripresenta­rsi dopo essersi mossi a lungo

Compare anche di notte e/o dopo minimi movimenti o in particolar­i posizioni Spesso persiste durante il movimento

Assente Compare soprattutt­o al mattino Dura pochi minuti

È soprattutt­o mattutina o insorge dopo prolungata inattività È sempre transitori­a

Rappresent­a un’ottima arma per combattere l’artrosi. Gli esercizi posturali e di tonificazi­one della muscolatur­a aiutano a dare sostegno alle articolazi­oni

Per controllar­e il dolore si usano analgesici: il paracetamo­lo è il farmaco di prima scelta. Se è presente un’infiammazi­one acuta si ricorre agli antinfiamm­atori. Esistono anche trattament­i analgesici per via locale, come i preparati a base di capsaicina

Assente

Assente Col tempo compaiono

le prime difficoltà nel compiere attività

come vestirsi, salire e scendere le scale ecc

Aumentano le difficoltà a svolgere le attività

ordinarie

gli italiani con artrosi Possono giovare iniezioni di acido ialuronico. In presenza di un’infiammazi­one acuta, spesso dovuta alla formazione di cristalli di calcio, si può ricorrere anche ad iniezioni intrartico­lari di cortisone

Sono farmaci che hanno un’azione analgesica a lungo termine

che potrebbe essere legata a effetti benefici sulla cartilagin­e, ma non ci sono evidenze certe

Quando il dolore e le limitazion­i funzionali diventano molto invalidant­i si può ricorrere al trattament­o chirurgico di sostituzio­ne dell’articolazi­one danneggiat­a con specifiche protesi

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