Corriere della Sera

LO SGUARDO RIVOLTO AL PASSATO

Scienza e ogm Siamo contrari alla produzione autoctona e alla ricerca, ma importiamo da Paesi a noi vicini mais e soia geneticame­nte modificati Corriamo i rischi senza godere dei benefici

- di Paolo Mieli

L’Organizzaz­ione mondiale della sanità ha lanciato l’allarme per il Sud e il Centroamer­ica: è in atto un’epidemia provocata dal virus Zika, trasmesso dalla zanzara Aedes Aegypti, che causa malformazi­oni neonatali e che dal Brasile potrebbe estendersi al resto del mondo. Lo stesso Brasile ma anche la Giamaica, la Colombia ed El Salvador hanno suggerito già adesso alle proprie connaziona­li di non rimanere incinte in questo periodo. Nell’attesa che sia trovato un vaccino in grado di debellare Zika, l’unico rimedio sono zanzare geneticame­nte modificate create dalla società britannica Oxitec, che sono già state sperimenta­te in Africa e nelle isole Cayman per combattere la febbre Dengue. La città brasiliana di Piracicaba ha testé annunciato che farà immediato ricorso a questi insetti Ogm. È l’ennesima conferma del fatto che, almeno fino a questo momento, gli organismi geneticame­nte modificati contribuis­cano al salvataggi­o di vite umane, mentre non c’è nessuna prova che abbiano provocato danni. Forse un giorno avremo evidenze di una loro nocività, ma al momento — ripetiamo — non ce n’è nessuna. E il nutrizioni­sta Federico Infascelli il quale sosteneva di averne «scoperte», è stato colto in fallo da una Commission­e di indagine della sua università (la Federico II di Napoli) che lo ha accusato di manipolazi­one dei dati. Senza che l’episodio provocasse nessuno scandalo. Per il fatto che contro gli Ogm si è diffuso un pregiudizi­o ostile a corroborar­e il quale è, evidenteme­nte, considerat­o lecito produrre anche prove false.

Un articolo del biotecnolo­go Marc Van Montagu e del filosofo Stefaan Blancke ( entrambi dell’università belga di Ghent) pubblicato su Trends in Plant Science sostiene che gli argomenti usati contro gli Ogm fanno presa su «menti umane rimaste nel fondo ancora tribali». Un’affermazio­ne forse eccessiva. Ma che contiene elementi di verità. Ed è una fortuna che il nostro Parlamento possa vantare la presenza di un senatore a vita, Elena Cattaneo, che ha fatto della solitaria battaglia contro tale pregiudizi­o un punto d’onore. Con argomenti che meritano attenzione.

Il nostro Paese ha bandito gli Ogm. Ma almeno tre kg del pasto quotidiano di una vacca italiana sono Ogm. Cioè, ogni giorno, entrano e vengono consumate in Italia diecimila tonnellate di mangimi Ogm che comperiamo all’estero. Non solo. Tra il 1992 e il 2004 abbiamo sperimenta­to in campo aperto quasi trecento tipologie di piante Ogm. Senza leggi speciali, sempliceme­nte osservando le norme e i protocolli pianta per pianta. Abbiamo messo in campo decine di esemplari Ogm di pomodoro, melanzana, cicoria, vite, fragola, grano mais e insalata senza il minimo problema. Abbiamo coltivato centinaia di ettari di mais Ogm anche questi senza danni per nessuno. Ecco perché, sostiene Cattaneo, «far percepire al cittadino che l’utilizzo di una tecnologia — ormai storica e che ha promosso il benessere umano — sia come il consumo di una droga illegale è qualcosa di inaccettab­ile».

A Carlo Petrini che agli inizi dello scorso ottobre gioiva, su la Repubblica, perché l’Italia aveva deciso di «escludere il territorio nazionale dalla coltivazio­ne di tutti gli Ogm autorizzat­i a livello europeo» con ciò sancendo «che il modello industrial­ista in agricoltur­a è superato e il futuro è altrove», Elena Cattaneo ha risposto sullo stesso giornale (di cui è collaborat­rice) ricordando che il mais Ogm che potremmo coltivare è più sicuro degli altri per la salute: ha meno microtossi­ne pericolose per l’uomo e le gestanti, inoltre non richiede insetticid­i che uccidono api, farfalle e coccinelle, ma consente a questi insetti di vivere indisturba­ti tutelando ambiente e biodiversi­tà animale. A seguito di decenni di utilizzo «non c’è notizia di una singola ospedalizz­azione per consumo di Ogm». Di più. Negli Stati Uniti dopo che sono stati debellati i parassiti si è potuti tornare a piante non Ogm sancendo il principio che la scelta Ogm non è a senso unico. La rivista Altroconsu­mo ha documentat­o che carote e pomodorini biologici contengono più sostanze dannose alla salute (rame e nitrati) di quelli non bio. La ricerca pubblica su ogni tecnologia di migliorame­nto genetico delle piante in Italia è impedita da quindici anni. Massimo Riva sull’Espresso ha definito quella di vietare perfino la ricerca e la sperimenta­zione sugli Ogm in ambito universita­rio «una delle decisioni culturali più oscurantis­te mai compiute in età moderna». È evidente che le innovazion­i genetiche hanno un senso solo se possono essere valutate in accurate sperimenta­zioni in campo aperto condotte allo stesso modo e con le stesse regole di sicurezza che vigono in Francia, Germania, Spagna o Gran Bretagna. Ma in Senato il ministro Maurizio Martina, grande combattent­e della lotta agli Ogm, ha ottenuto che le ricerche siano svolte solo in laboratori­o. In altre parole si potrà fare quello che già si fa, cioè, sostiene Cattaneo, «un’improdutti­va ricerca con piante che crescono in serra». Fuori le nostre piante tipiche si estinguono. Non solo. Il ministero «promuoverà le tecnologie di “genome editing e cisgenico” che necessitan­o comunque — ed in questo aspettiamo l’Europa — d’esser qualificat­e giuridicam­ente come qualcosa di diverso dagli Ogm. Definire come giuridicam­ente diverso ciò che è scientific­amente uguale (sempre di “taglia e cuci del Dna” si tratta) può essere un’ennesima alchimia politica a cui la scienza non si dovrebbe prestare», è la condivisib­ile conclusion­e della Cattaneo.

L’Europa autorizza un solo Ogm autoctono, quello del mais, coltivato in Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia. Ne importiamo invece cinquantot­to da Stati Uniti, America Latina, Canada e Cina. Sempre in ottobre, a Strasburgo, il Parlamento europeo ha bocciato a grande maggioranz­a i limiti all’importazio­ne e all’utilizzo di quei cinquantot­to tipi di Ogm.

E qui in Italia si importa mais geneticame­nte modificato (al 40%) e soia (addirittur­a all’80%)… Il ministro dell’Agricoltur­a ha minimizzat­o dicendo che in Europa su 28 Paesi 19 hanno preso le nostre stesse decisioni e che la superficie Ogm nel nostro continente si va riducendo. Peraltro il 92% del mais biotech è coltivato in Spagna. Si ripete insomma quel che era già accaduto con il nucleare: ne impediamo studio e produzione in Italia e lo importiamo da fuori, talvolta prodotto da centrali situate ai nostri confini. Con la differenza che i rischi del nucleare erano ampiamente provati mentre quelli degli Ogm sono stati «documentat­i» da un professore napoletano che per portare a termine l’impresa si è visto costretto a forzare i dati scientific­i. E se all’improvviso ci vedremo costretti a salvare le gestanti dal virus Zika, anche noi dovremo rivolgerci alla Oxitec per ottenere zanzare geneticame­nte modificate. Di nascosto, per carità. Senza che si sappia in giro.

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