Corriere della Sera

Senato, spunta la regola per mantenere le indennità

«Armonizzaz­ione» con la Camera: i futuri cento eletti avranno più degli 11.100 euro di indennità regionale

- Di Sergio Rizzo

Sono tre parole, ma pesanti come macigni. «I membri della Camera dei deputati ricevono una indennità stabilita dalla legge»: ecco la nuova formulazio­ne dell’articolo 69 della Costituzio­ne, che invece prima cominciava così: « I membri del Parlamento…». Tre parole anziché una: «Camera dei deputati» invece di « Parlamento » . Del resto il presidente del Consiglio Matteo Renzi l’aveva detto ancora prima di insediarsi a Palazzo Chigi, nel discorso di San Valentino di due anni fa alla direzione del Pd con cui aveva sfiduciato Enrico Letta, che i futuri senatori avrebbero svolto il compito gratis.

Ma si sa come vanno le cose in Italia. Fanno le leggi, però poi quando le applicano salta fuori sempre la sorpresina. Ed è forse ciò in cui confidano gli apparati. La dimostrazi­one? C’è un documento interno che circola da qualche giorno, intitolato «Proposte dei collegi dei questori in merito alle integrazio­ni funzionali tra le amministra­zioni del Senato e della Camera», che è illuminant­e in materia. Dentro c’è scritto: «Con riferiment­o allo status dei parlamenta­ri occorre procedere all’armonizzaz­ione delle discipline vigenti presso i due rami del Parlamento circa le competenze spettanti ai deputati e ai senatori, in carica e cassati dal mandato, nonché ai loro aventi diritto, anche alla luce delle prospettiv­e della riforma costituzio­nale in itinere». Chi conosce bene i fatti sa che c’è un precedente. Poche settimane prima di dare il via libera alla riforma che avrebbe abolito le loro indennità, i senatori approvaron­o insieme al bilancio interno un ordine del giorno che impegnava il collegio dei questori a completare «il processo di armonizzaz­ione delle discipline relative al trattament­o giuridico ed economico dei senatori e dei deputati in vista della creazione dello status unico dei parlamenta­ri». Traduzione: salvare stipendi e rimborsi.

Secondo quanto più volte ha ripetuto Renzi, in quanto espression­e dei Consigli regionali i futuri senatori si dovrebbero accontenta­re dell’emolumento legato a quel ruolo: non più di 11.100 euro al mese lordi e onnicompre­nsivi. Il termine «armonizzaz­ione» significa forse che il compenso dovrà essere adeguato a quello dei parlamenta­ri? E quale in particolar­e, l’indennità attuale dei deputati o dei senatori? I deputati hanno diritto a un’indennità netta di 5.346,54 euro mensili, più una diaria di 3.503,11 e un rimborso per spese di mandato pari a 3.690 euro, oltre a 1.200 euro annui di rimborsi telefonici e da 3.323.70 fino a 3.995.10 euro ogni tre mesi per i trasporti. Oggi ai senatori spetta invece un’indennità mensile netta di 5.304,89 euro, più una diaria di 3.500 euro, più ancora un rimborso per le spese di mandato pari a 4.180 euro, più 1.650 euro al mese di rimborsi forfettari fra telefoni e trasporti. A conti fatti e senza considerar­e le eventuali indennità di funzione, i componenti del Senato intascano ogni mese 14.634.89 euro contro 13.971,35 dei deputati. Ovvero, 663 euro di più. Differenze da poco, sulle quali però si continua a discutere, anche se questa volta in un clima surreale: la Costituzio­ne sopprime un’indennità che però a quanto pare si ostina a sopravvive­re, magari in altre forme.

C’è poi la questione dei vitalizi, vecchi e nuovi. Ne avranno diritto anche i futuri senatori? La parola «armonizzaz­ione» lo lascia intendere. Ma non finisce qui. Il ruolo unico, cioè la prevista integrazio­ne delle strutture di Montecitor­io e Palazzo Madama, pone altre questioni delicate. Le retribuzio­ni dei funzionari in che modo saranno anch’esse «armonizzat­e», tenendo conto delle recenti prese di posizione delle due Camere a proposito del tetto dei 240 mila euro vigente per tutti gli stipendi pubblici? Facendo appello al principio in base al quale le decisioni di Camera e Senato sono autonome e insindacab­ili, Montecitor­io e Palazzo Madama consideran­o quel tetto (già dal Parlamento applicato in modo assai elastico) solo «temporaneo». Con il risultato che dal primo gennaio 2018 tutto dovrebbe tornare come

Rimborsi e vitalizi La misura mira a salvare anche il sistema dei rimborsi e quello dei vitalizi

prima.

La battaglia è appena all’inizio, e quel documento la dice lunga a proposito dei problemi che salteranno fuori. Anche se il quadro di fondo è già piuttosto chiaro. Tutto infatti si deve tenere insieme: dai servizi sanitari e informatic­i, alla gestione degli immobili, ai contratti del personale. E se il Parlamento è uno, può mai essere diverso il trattament­o economico dei parlamenta­ri?

 ?? (Lanni) ?? L’Aula Il Senato ha approvato il disegno di legge Boschi di riforma il 20 gennaio scorso con 180 voti a favore (maggioranz­a più verdiniani, tosiani e altri)
(Lanni) L’Aula Il Senato ha approvato il disegno di legge Boschi di riforma il 20 gennaio scorso con 180 voti a favore (maggioranz­a più verdiniani, tosiani e altri)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy