Verso lo stop alle tasse salva deficit Iva e accise, il governo vuole eliminare il ricorso alle «clausole di salvaguardia» Coperture, si tornerà a discutere alle Camere. Flessibilità, Roma ottimista sul giudizio Ue
Il giudizio vero e proprio arriverà ad aprile. Ma già questa settimana, con le previsioni economiche in calendario per il 4 febbraio, dalla Commissione europea potrebbe arrivare qualche segnale sulla delicata partita della flessibilità, cioè l’aumento del rapporto fra deficit e prodotto interno lordo, per far quadrare i conti della legge di Stabilità.
In attesa di segnali, il governo italiano ostenta un certo ottimismo. Specie sulla clausola di flessibilità finora considerata più a rischio, lo 0,2% legato all’emergenza migranti e sicurezza. Come mai? L’Italia si è detta pronta a fare la sua parte per i 3 miliardi di euro che Bruxelles darà alla Turchia con l’obiettivo di fermare le partenze dei rifugiati verso l’Europa. Verseremo i 231 milioni di nostra competenza ma a patto che questi non vengano conteggiati nel deficit. L’accordo pare fatto. E sembra difficile che la stessa regola non valga per le altre spese che in questi mesi l’Italia sta sostenendo alla voce migranti e sicurezza. «Semmai il capitolo sul quale occorre vigilare è la flessibilità per gli investimenti, che vale anche di più, lo 0,3%» dice il vice ministro all’Economia Enrico Morando. Perché? «Abbiamo un tasso di realizzazione degli investimenti programmati molto basso, quando va bene arriviamo al 50%», spiega Morando. Fare di più sarebbe un risultato storico. Cosa succederebbe se non dovessimo usare tutti i soldi autorizzati per gli investimenti nell’anno in corso? «Nulla nel 2016 — dice Morando — ma ne sconteremmo l’effetto negativo l’anno successivo».
Forse anche per questo si profila un’importante novità nella prossima legge di Stabilità, la vecchia Finanziaria che dovrebbe cambiare pelle ancora una volta. L’intenzione è di non fare più ricorso alle clausole di salvaguardia. Una questione tecnica solo a prima vista. Le clausole di salvaguardia sono le tasse tappabuchi, come l’aumento dell’Iva o delle accise della benzina, che scattano in automatico se le coperture per alcune spese si rivelano insufficienti in corso d’opera. Sarebbe una rivoluzione visto che è proprio così che è arrivato l’ultimo aumento dell’Iva e che negli ultimi anni le tasse tappabuchi sono diventate una pericolosa abitudine.
Il primo passo per l’addio alle clausole di salvaguardia sarà Già questa settimana sono in agenda le previsioni economiche della Commissione Ue
formalizzato nei prossimi giorni, quando le commissioni Bilancio di Camera e Senato presenteranno un disegno di legge che riscrive le regole della legge di Stabilità. Non è una mossa isolata perché il testo riprende il lavoro di un’indagine conoscitiva approvata in Parlamento e sulla questione ci sono già stati contatti con il governo. Niente clausole di salvaguardia, dunque. Ma cosa succederà se i soldi per una voce di spesa dovessero finire? «Si torna in Parlamento — spiega Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio della Camera — e si decide lì dove prenderli, dove tagliare e chi tassare. Tutto alla luce del sole e senza sorprese».
Non fare più ricorso alle clausole di salvaguardia, però, non vuol dire aggirare quelle che pendono tuttora sulla testa del contribuente, eredità delle manovre passate. Quest’anno ne sono state fermate per 17 miliardi ma l’anno prossimo ce ne sono per 15 miliardi, l’anno dopo si arriva a 20 miliardi. Questi sono soldi che andranno trovati comunque. E non sarà facile.
Bruxelles
lorenzosalvia