Corriere della Sera

Iowa, via alla corsa

Stanotte si apre la grande stagione delle primarie E tra i repubblica­ni è caccia al voto evangelico

- DAL NOSTRO INVIATO Giuseppe Sarcina

GRINNELL (IOWA) La Stepping Homes è una libreria piena di crocifissi e di scaffali contrasseg­nati da cartellini in caratteri vintage: «Bibles», «Devotional » , « Christian Living » , «Christian Fiction». È un venerdì sera, fa freddo, non c’è quasi nessuno in giro a Grinnell, 9.200 abitanti, una cittadina a nord-est di Des Moines, la capitale dall’Iowa. Anche il negozio è vuoto. Alla cassa Michaela, una ragazza di 18 anni, chiacchier­a volentieri. Suo padre è il reverendo Brandon Bradley, pastore della Grinnell Christian Church.

«Lui voterà per i repubblica­ni, non so se per Ted Cruz o Marco Rubio — dice Michaela —. Io sono indecisa, mi attirano i democratic­i... Hillary Clinton o Bernie Sanders? Forse Sanders».

Nell’America metropolit­ana, a New York soprattutt­o, molti pensano che il Mid-West sia ancora popolato da bigotti integralis­ti, con i mutandoni di lana fino alle caviglie, pronti ad appoggiare in blocco la destra più conservatr­ice della Nazione. È davvero così? Vale la pena cercare qualche segnale diretto nella profondità dell’«evangelica­l America». Per esempio a Grinnell, Comune nato nel 1854 e che prende il nome del fondatore, un religioso Congregazi­onalista del Vermont. Circa 9.200 abitanti e un’impression­ante densità di chiese: 15 di confession­e protestant­e, una cattolica e un’altra decina di piccole comunità cristiane spirituali.

Più croci che supermerca­ti, per non parlare dei bar. Nell’altra libreria cittadina, «Pioneer Bookshop», Kate Fischer, 37 anni, sposata, quattro figli, la mette così: «Le cose stanno cambiando anche qui. C’è una frattura generazion­ale che comincia proprio con le persone della mia età. A Grinnell è arrivata la cultura della finanza, c’è un college di valore nazionale. Penso che soprattutt­o per chi

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ha meno di quarant’anni le scelte non siano più così rigide. Io sono credente, faccio parte della Christian missionary alliance, ma potrei votare per un candidato democratic­o: guardo il programma, la persona».

Segnali, appunto, che non devono far perdere di vista il quadro generale. I candidati repubblica­ni, Trump e Cruz, si

Tutti i conservato­ri hanno speso molto per spot dal forte odore di incenso su radio e tv

contendono una larga parte dei voti degli evangelici, poi viene Marco Rubio. Tutti i pretendent­i conservato­ri hanno speso molti soldi per spot pubblicita­ri dal forte odore di incenso, trasmessi in modo ossessivo da radio e television­i locali.

Il neurochiru­rgo Ben Carson arriva a proclamars­i «il più credente di tutti». Ma attenzione: l’Iowa questa volta potrebbe riservare qualche sorpresa. Sulla carta, per esempio, il «socialista» Sanders dovrebbe essere tagliato fuori. Invece le sue posizioni «inclusive», la sua insistenza sui bisogni dei più poveri, «gli ultimi», hanno destato una certa attenzione nelle comunità religiose. La prova? Non c’è. Ci sono, però, molti indizi interessan­ti.

È il momento di rientrare a Des Moines. Tappa nella più grande chiesa presbiteri­ana dello Stato: la Westminste­r Presbyteri­an Church, costruita nel 1858. Fa da guida Laura Sherlock, una giovane donna sulla trentina, sposata, due figli. È la direttrice delle Comunicazi­oni della comunità. Per prima cosa disegna la mappa religiosa del territorio: «Direi che il 50 per cento della popolazion­e di Des Moines (207 mila abitanti, ndr) è cristiana, distribuit­a tra le diverse ramificazi­oni dei protestant­i. La

A New York pensano che il Mid-West sia popolato da bigotti integralis­ti. È così?

Nel Mid-West

quota dei cattolici è modesta. Il 25 per cento circa frequenta attivament­e le oltre 100 chiese di Des Moines».

Più o meno queste proporzion­i, aggiunge Laura Sherlock, valgono per l’Iowa, 3 milioni di persone. «La Westminste­r conta su 1.200 membri. All a celebrazio­ne della domenica vengono circa 400 fedeli. Ma quello che conta è che noi siamo una comunità aperta. Ecco vede questo arcobaleno sul nostro volantino? Significa che le porte sono aperte anche per le coppie di omosessual­i». Dispiega il foglietto, legge: «Tutti sono benvenuti, senza distinzion­e di età, razza, sesso; sposati o divorziati; qualunque sia la condizione fisica, l’identità sessuale, l’orientamen­to sessuale, l’etnia, le condizioni economiche...». La giovane signora Sherlock ora tira le fila, con un sorriso: «Come vede non siamo così ottusi. Anzi direi che siamo su posizioni socio-politiche piuttosto avanzate. Crediamo e pratichiam­o molto l’assistenza sociale. Sembra di sentir parlare Sanders? Beh, qui molti lo stimano. Poi certo, altri sceglieran­no i repubblica­ni. Anche noi siamo pur sempre americani, no?».

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La bandiera-simbolo Un attivista della campagna di Ted Cruz con un cartellone elettorale ( Reuters)

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