Corriere della Sera

La leader della destra tedesca: «La polizia spari ai profughi»

Petry guida gli anti immigrati, ormai terzo partito. Il vicecancel­liere Spd: vanno sorvegliat­i, come i neonazisti

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Danilo Taino @danilotain­o

Profughi, profughi, profughi. Sembra non esserci altro, da mesi, in Germania. Ieri, l’indignazio­ne ha raggiunto livelli elevati per ciò che ha sostenuto Frauke Petry. In un’intervista per radio, la leader del partito anti immigrati Alternativ­e für Deutschlan­d (AfD) aveva detto che le guardie di confine «devono prevenire l’attraversa­mento illegale delle frontiere e se necessario anche usare armi da fuoco». Questa la sua idea per «prevenire» che gli illegali e i non aventi diritto di asilo entrino in Germania. In Europa, la sua proposta non manca di sostenitor­i: ritengono che la minaccia delle armi sarebbe un disincenti­vo a entrare nel continente.

In Germania ha però provocato soprattutt­o reazioni forti. Il vicecancel­liere e leader dei socialdemo­cratici Sigmar Gabriel ha detto al quotidiano Bild che i dirigenti dell’AfD non dovrebbero essere ammessi a parlare nelle radio pubbliche: piuttosto, di loro dovrebbero occuparsi «i servizi di sicurezza». Cioè andrebbero trattati come la Germania fa con i neonazisti: sorvegliat­i continuame­nte dall’intelligen­ce. Il divieto di parlare sui media pubblici non vale — ha chiarito Gabriel — «per richieste bizzarre, come l’invito di Petry a tutte le donne di avere almeno tre figli. È che la signora vuole che si spari a rifugiati disarmati». Molti altri politici e i capi della polizia hanno condannato le affermazio­ni. Anche perché non vengono da una militante isolata: nei sondaggi più recenti, l’AfD è data come terzo partito, tra il 10 e il 12%, enormement­e cresciuta proprio grazie alle sue posizioni anti immigrati. Molti pensano che si tratti di una bolla destinata a sgonfiarsi quando la crisi dei rifugiati sarà meno acuta: lo ha per esempio sostenuto Peter Altmaier, capo della cancelleri­a, l’uomo forse più vicino a Angela Merkel. Il punto interrogat­ivo è che non si sa quando la crisi recederà. Interessan­te che l’AfD tenda ad avere più seguaci negli Stati ex socialisti della Germania Est (Ddr) che nell’Ovest. La stessa Petry è nata a Dresda in piena Guerra Fredda. «Le sue proposte ricordano gli ordini di sparare nella Ddr», ha detto il capo dei parlamenta­ri socialdemo­cratici, Thomas Oppermann: l’ultimo leader che ordinò di sparare su persone disarmate fu Erich Honecker, appunto il capo della Germania Est. Sul tema rifugiati, in effetti, la sensibilit­à dei cittadini dei Paesi ex socialisti dell’Europa dell’Est sembra in generale diversa, decisament­e più chiusa, di quella dei cittadini dell’Ovest: il minore benessere probabilme­nte conta ma anche la cultura diffusa e la narrazione accomodant­e del proprio passato nazionale hanno un peso.

Frau Merkel continua a cercare di abbassare il livello di preoccupaz­ione dei tedeschi. Sabato ha sostenuto che la maggior parte dei rifugiati lascerà la Germania una volta che la situazione in Siria sarà pacificata. Così successe per i profughi dalla Jugoslavia negli anni Novanta: il 70% tornò a casa. La situazione siriana però è diversa: la crisi andrà avanti anche dopo la sconfitta dell’Isis, tra l’altro in un Paese distrutto anche dal punto di vista fisico. Inoltre, la rassicuraz­ione della cancellier­a ha il rischio serio di togliere l’attenzione dalla necessità di integrare i profughi, in attesa che se ne vadano. È la Germania alle prese con la più grande sfida dal dopoguerra.

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