Corriere della Sera

Orfani d’autore Da Biancaneve a Oliver Twist e Harry Potter Il fascino del trovatello che insegue la felicità raccontato dai grandi scrittori di ieri e di oggi

- 3 1 2 4 di Paolo Di Stefano

L’orfano appartiene alla stessa famiglia lessicale dell’orbo. Il bambino senza genitori è un po’ come un cieco, che procede a tentoni nel buio. Figurarsi se la letteratur­a, sin dalle sue origini, può non essere attratta da un personaggi­o così affascinan­te. Perché mettere in scena un giovane solo al mondo (o quasi) è mettere in scena un eroe o un’eroina dalle potenziali­tà straordina­rie: lo sapevano bene i fratelli Grimm, che fecero di Cenerentol­a e di Biancaneve le vittime designate di matrigne perfide destinate a essere annientate dalla bontà delle figliastre. Il lieto fine delle fiabe è ancora più lieto se il trovatello solitario sconfigge, oltre ai cattivi, anche la propria infelicità di partenza, capovolgen­dola. Di genitori defunti e di figli lasciati al proprio destino è piena la letteratur­a per ragazzi: dall’Isola del tesoro a Harry Potter, è una condizione per rendere l’avventura dell’infanzia ancora più perigliosa, edificante e magari lacrimosa. Alzi la mano chi da piccolo non ha versato una lacrima su Senza famiglia e sui vagabondag­gi del povero Rémi: «Sono un trovatello, ma fino agli otto anni ho creduto di avere anch’io una madre come tutti gli altri bambini perché, quando piangevo, c’era sempre una Maghetto Harry Potter interpreta­to da Daniel Radcliffe (attore britannico oggi 26enne) nella saga cinematogr­afica del maghetto di Hogwarts. Con il suo grande successo il personaggi­o creato da JK Rowling ha confermato la longevità della figura dell’orfano al cinema e in letteratur­a

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