CONCORRENZA, TROPPI RITARDI SU UNA LEGGE NECESSARIA
Era il 20 febbraio del 2015, ormai un anno fa. Quel giorno il Consiglio dei ministri dava il via libera al disegno di legge sulla concorrenza, un testo che dovrebbe aprire al mercato interi settori della nostra economia ancora concentrati nelle mani di pochi. Non è una questione per addetti ai lavori: una concorrenza vera porta vantaggi in termini di crescita dell’economia e di prezzi più bassi per i consumatori. Uno studio del Fondo monetario internazionale sostiene che una piena liberalizzazione dell’economia italiana farebbe crescere il nostro Prodotto interno lordo, nel lungo periodo, del 7,5%. Quanto ai vantaggi per i consumatori, basta pensare a quello che è successo con la portabilità dei mutui, alle tante persone che hanno limato la rata mensile dando respiro ai conti di casa. La concorrenza aiuta, dunque. Ma dove siamo arrivati un anno dopo il primo via libera a quel testo? Tra stralci, rinvii e correzioni, il ddl concorrenza è fermo sul tavolo della commissione Industria del Senato. Sotto una pila di 1.200 emendamenti che ( forse) questa settimana saranno messi ai voti. Certo, un disegno di legge ha tempi più lunghi rispetto ai tanti decreti legge che continuano ad arrivare in Parlamento e imboccano la corsia di sorpasso perché vanno approvati entro 60 giorni. Ma se quest’anno è passato (quasi) invano è anche per le tante resistenze che sulla concorrenza si mettono sempre di traverso. Le lobby contrapposte sono all’opera su diversi punti, dalle assicurazioni ai medicinali di fascia C (che da soli valgono 3 miliardi di euro l’anno), passando per la guerra fra taxi e Uber. Se è legittimo difendere i propri interessi, è doveroso che governo e Parlamento si assumano la responsabilità di decidere. Magari pure sulle lobby. All’inizio del suo mandato il governo aveva detto che avrebbe dettato nuove regole per il settore. Se ne sono perse le tracce.