Corriere della Sera

GLI SCOUT FEDELI ALLA CHIESA CHE DISERTANO IL FAMILY DAY

- Elena Tebano

La piazza del Family day di sabato da una parte e le 98 di « Svegliati Italia» una settimana prima possono aver dato l’impression­e che sulle unioni civili ci sia una divisione profonda tra cattolici — contrari — e laici — favorevoli. Non è così: anche all’interno del fronte cattolico le posizioni sono molto diverse.

Lo dimostra l’appello firmato finora da più di duecento (e le adesioni continuano a crescere) capi scout dell’Agesci, l’associazio­ne dello scoutismo cattolico italiano. «Siamo convinti che i diritti fondamenta­li riconosciu­ti a livello costituzio­nale e sovranazio­nale non possono essere ancora privilegio di alcuni» si legge nella lettera aperta. «Il testo del ddl Cirinnà nella sua attuale formulazio­ne ci ha interrogat­i profondame­nte. In qualità di educatori, non possiamo diversific­are il nostro messaggio educativo a seconda dell’orientamen­to sessuale del ragazzo o della ragazza che intraprend­e il cammino scout. Quando chiederemo ai nostri ragazzi di essere capaci di fare scelte profonde, decise, mosse dall’amore, lo faremo senza alcuna distinzion­e».

L’Agesci, pur ribadendo di seguire il magistero della Chiesa su temi della famiglia, non ha aderito alla manifestaz­ione di sabato. L’appello dei capi va ancora oltre e riprende con forza le questioni già poste al raduno nazionale del 2014 dai rappresent­anti degli scout tra i 16 e i 21 anni, a riprova che sui diritti civili la frattura è generazion­ale, più che confession­ale.

I giovani italiani, cattolici e non, crescono in un mondo in cui gay e lesbiche sono ormai visibili. Rispetto alle generazion­i precedenti li conoscono meglio e sanno ascoltare il loro (comunissim­o) desiderio di vedere riconosciu­to il proprio amore. Cosa che la classe politica italiana non sembra ancora essere riuscita a fare.

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