Corriere della Sera

Sinisa umile e virile, ora tocca a Mancio trovare una strada

- Di Mario Sconcerti

Il Milan è diventato una squadra interessan­te. Il derby è stato solo un sintomo, la trasformaz­ione è in atto ormai da tempo, del resto la squadra ha perso una sola volta nelle ultime 9 partite. Non una grande squadra, ma un progetto che ha acquistato senso e che può portare ottimismo. Tranne Napoli e Juventus non ci sono squadre chiarament­e migliori del Milan, ci sono squadre equivalent­i che hanno più punti, guadagnati quando il Milan era ancora senza corpo. Ma il tempo è ancora lungo. La squadra è molto semplice, quasi elementare. Cerca di giocare velocement­e ed è sempre unita, chiusa in una mano. Mi sembrano due i fattori equilibran­ti, nemmeno troppo evidenti. Uno è Alex: senza di lui il Milan ha perso 4 delle prime 7 partite. Con lui ha perso solo due volte in tutte le altre. L’altro è Honda, giocatore atipico diventato fondamenta­le con due soli centrocamp­isti. Fa il lavoro doppio riuscendo a non essere mai né travolgent­e né banale. Solo presente. È cresciuta la squadra, come avesse improvvisa­mente abbracciat­o il progetto umile di Mihajlovic, la sua voglia di rivincite virili, un calcio senza grandi idee ma attaccato alle esigenze, alle caratteris­tiche, di chi lo gioca. Mihajlovic è questo: non va capito perché non c’è molto da capire, non c’è complessit­à. Va seguito. Se ci credi, se non sorridi dei suoi eccessi, se lo prendi sul serio è un tecnico serio. E il Milan adesso lo sta facendo. È sparita invece l’Inter, È cresciuto il Milan, come se avesse abbracciat­o finalmente il progetto di Sinisa. Al momento attuale invece l’Inter non è ancora una squadra definita quattro sconfitte nelle ultime 9 gare, azzerato anche l’ingresso di Eder. Un’Inter non fortunata ma sempre confusa. Non c’è un giocatore che risalti, tutti sono uniti nel soffocamen­to del dribbling sempre tentato e mai riuscito. Sono chiari adesso i meriti di Mancini nel girone di andata quando è stato sul punto di andare in fuga in un campionato più grande di lui. Non aveva la squadra. Ma sono chiari adesso anche i limiti di gestione attuali, quando niente ha senso, tutto fugge a caso, qualunque attaccante giochi. C’è come un grande errore nascosto nel modo di dirigere l’Inter, una specie di moneta sempre in aria. All’alba di febbraio non c’è ancora una squadra mentre sono falliti almeno tre modi di giocare. Credo sia tempo che anche Mancini rifletta, sia dia un metodo. Sta sbagliando qualcosa di profondo nel come allena l’Inter. Tocca a lui trovare finalmente una strada.

Le differenze sono evidenti

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