Corriere della Sera

Juve, la benedetta dozzina Col Chievo 4 gol, 12 vittorie che è record e il calcio migliore degli ultimi anni

- DAL NOSTRO INVIATO Chievo Juventus 0 4 Paolo Tomaselli

Quando è il momento delle parole la Juve è ancora prima in classifica. «Ma magari ha già segnato il Napoli. E i record sono fini a se stessi: conta solo l’albo d’oro…» chiosa Massimilia­no Allegri, che non ha nessuna fretta di rinnovare («Il contratto? Ogni cosa a suo tempo...»). Il ruolo di inseguitor­e con l’autoradio accesa non gli dispiace. Come il paragone, fatto con tutte le proporzion­i possibili, con certe movenze del Barcellona:

Lo scrittore americano David Foster Wallace sosteneva che quasi tutti gli amanti del tennis hanno avuto negli ultimi anni quelli che si potrebbero definire «Momenti Federer», in cui «spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un’altra stanza per controllar­e se stai bene».

Se nel calcio esiste un equivalent­e, sono i « Momenti Barça»: scambi in velocità negli spazi stretti a conquistar­e metro dopo metro l’area avversaria, entrando quasi col pallone in porta. In una delle partite più spettacola­ri di questo quinquenni­o, la Juve tocca un paio di volte questi vertici di grazia assoluta (specialmen­te nel gol del 2-0), dove le idee più alte di calcio e la loro realizzazi­one coincidono. Allegri così può permetters­i di dire che le dodici vittorie di fila e l’oretta abbondante passata per la prima volta nella stagione in testa alla classifica non contano più di tanto: quando unisci questa qualità alla quantità allora puoi davvero guardare oltre.

D’accordo, ma se davanti c’è il Chievo dimezzato da infortuni ( Meggiorini, Izco, Hetemaj), partenze (Paloschi) e squalifich­e (Cesar), ha davvero senso scomodare quel modello calcistico contro cui la Juve ha sbattuto a giugno nella finale di Champions? Dipende: ma se questo è un punto di partenza e non di arrivo, allora forse siamo di fronte alla fusione perfetta tra l’ultima Juve di Conte, eguagliata con dodici successi di fila in campionato, e la squadra di Allegri dello scorso anno. Il modulo, la verticalit­à del gioco e anche la fame sono quelli della prima versione. La qualità del palleggio e soprattutt­o degli interpreti, sono quelli della seconda. Questa versione ha in più due coppie di esterni intercambi­abili e complement­ari, fatto che consente all’allenatore «La Juve è la Juve. Il Barcellona ha giocatori completame­nte diversi. Però la Juve ha grandi qualità tecniche per giocare a calcio: ci vuole grande intensità fisica ma anche grande intensità tecnica. E qui i vecchi riescono ancora a migliorars­i e a fare da guida ai più giovani». Ragazzi del calibro di Dybala, Pogba o Morata, che è tornato dal lungo letargo e come un anno fa sente la primavera a suon di gol: «Alvaro non si era economico, ma anche tecnico e di entusiasmo. La partita del francese, che trova alla fine anche il gol (e la traversa, così come Alex Sandro) è tra le sue migliori giocate in Italia, proprio nello stadio (contro l’Hellas) in cui prima della finale di Champions si prese una tirata d’orecchie pubblica dal suo allenatore.

E qui la distinzion­e geografica non è casuale. Perché questa squadra si dimostra sempre più irresistib­ile dentro al nostro calcio e non vede l’ora di arrivare al faccia a faccia col Napoli del 13 febbraio, per capire dove sta il confine. Ma ancor di più sembra stimolata dal confronto incalzante col Bayern Monaco (23 febbraio l’andata) negli ottavi di Champions. Il «Momento Juve» che conta è vicino. Bisogna essere bravi fino in fondo a coglierlo. Doppietta Alvaro Morata, 23 anni, è tornato al gol in campionato dopo 14 giornate di digiuno. Al Chievo ha segnato una doppietta, che fa salire a 3 il suo bottino in campionato. Negli ultimi 4 giorni, compresa la gara di Coppa Italia con l’Inter, ha segnato 4 gol (Afp)

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