La legge del Djoker: «Mai giocato così bene»
Il serbo batte Murray in tre set e aggiorna i suoi primati: 6° Australian Open, 11° Slam. Chi può fermarlo?
«Ho sentito una storia che credo mi riguardi: quella del lupo che per salire in cima alla collina deve essere molto più affamato del lupo che è già in cima alla collina». Fuor di metafora, Novak Djokovic, il ragazzo di Belgrado che giocava a tennis sotto le bombe Nato, ha la fame di chi non si è mai riempito davvero la pancia. Viaggia, alla velocità stratosferica di 28 anni e 11 Slam (eguagliati Laver e Borg), verso tutti i record battibili della storia del tennis: i 21 Major di Roger Federer, i 97.341.456 dollari (in prize money) dello svizzero. «Ce la farà...» strizza l’occhio sornione Boris Becker, tutor del Molleggiato nato per stupire.
Non c’è finale, a Melbourne, nella notte che regala al Djoker il sesto Australian Open della carriera (come Roy Emerson). Andy Murray si assenta subito, sfumata l’occasione break al primo game, zavorrato dalle fatiche con Ferrer e Raonic, distratto dall’imminente nascita, dall’altra parte del pianeta, del primo erede (6-1). La profondità dei colpi del serbo, la straripanza atletica con cui arriva in allungo su ogni palla («Mai stato così in forma in vita mia, mai giocato così bene a tennis») costringono Murray agli straordinari; sul 5-5 del secondo set uno scambio di 36 colpi regala benzina supplementare a Djokovic, galvanizzato dal confronto, che risale da 0-40 per tenere il game, e poi il set (7-5). Il tie break del terzo è l’onore delle armi che Novak concede a Andy, il coetaneo di una settimana più giovane che avrebbe vinto molto di più se non fosse capitato nell’era-Djokovic. Ha vinto quattro degli ultimi cinque Slam e ancora ci chiediamo come abbiano potuto i bermuda da surfista di Wawrinka spezzare l’incantesimo l’anno scorso sulla terra rossa di Parigi, l’unico strafalcione in un anno sociale perfetto: « Mi sento all’apice delle mie potenzialità. Non c’è traguardo che mi precludo».
È stato il Djokovic Open, dal primo all’ultimo giorno. Era cominciato parlando di scommesse proibite e rivelando l’episodio di quando nel lontano 2007 avevano avvicinato proprio lui, l’ex top-10 ventenne destinato a dominare il tennis. È finito con la coppa, le foto di rito con il team, la consapevolezza diffusa che quest’anno il Djoker potrà essere battuto solo in caso di imprevisti, indigestione, movimenti tellurici interni impossibili da prevedere. Tra Doha e Melbourne, in un mese ha triturato il gotha: Nadal, Federer, Murray. Si salvi chi può.